Riunite.

allora, devo scrivere sugli ultimi due giorni trascorsi:  ieri mattina ho avuto il pimo incontro di lavoro con il project officer di una ong italiana. siamo andati a pranzo in un ristorantino sul west lake e lì ho mangiato un pho bo spettacolare (mi mancava tantissimo!). Luca, così si chiama, mi ha dato moltissime informazioni utili per il progetto e mi ha persino prestato un libro nel quale ci sono tutti i decreti e le regole per le ong internazionali in Vietnam.

Il pomeriggio invece, l’ho speso a dormire ( vergogna) perchè ero talmente stanca dalla serata precedente, dal jet leg etc, che gli occhi mi si chiudevano da soli!!

per cena, Mi ed io, siamo state invitate da Loic, il ragazzo belga che ho appena conosciuto, a mangiare nel ristorante dell’albergo 4 stelle che suo padre gestisce al momento. è stata une cena piuttosto surreale in questo contesto hanoiano: Mi, io, Elton ( un altro nostro amico)e Loic, seduti composti ad una tavola rotonda, a mangiare cibo vietnamita di alta cucina, sorseggiare vino bianco e rispondere educatamente alle domande del padre di Loic.

Dopo cena però, ci siamo scatenati!! per prima cosa, siamo andati all’hair of the dog, nell’old quarter (meta obbligata). siamo saliti al secondo piano questa volta, dove l’atmosfera era più tranquilla e rilassata e si può ballare scalzi. e questo, è  il momento di uno dei miei incontri fortuiti :-) Mi ed io volevamo una  certa canzone ed ho deciso di andarla a chiedere al dj. quando arrivo sotto la console, un ragazzo mi si avvicina e mi chiede di cosa avessi bisogno (in inglese). io lo guardo meglio: pelle chiarissima, muscoloso, abbastanza alto, naso dritto occhi a mandorla e capelli neri. Coreano. senza dilungarmi troppo nelle descrizioni, salto al dunque e cioè che dopo aver parlato per un po’, ci siamo scambiati i biglietti da visita e io gli ho detto di fare un salto al the bank, dove saremmo andati io e gli altri a breve.

La serata al the bank è andata avanti fino all’1 del mattino quando il locale ha chiuso, senza che il ragazzo coreano si facesse vedere. ma siccome nessuno di noi si sentiva  proprio stanco, abbiamo deciso, per caso, di andare al Phuc Tan, un locale sulla riva del fiume dove ero già stata con Benjamin e gli altri ragazzi francesi. E sopresa.. lì chi incontro? il ragazzo coreano!!

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abbiamo parlato ancora, a lungo e mi ha presentata ai suoi amici che non potevano credere al fatto che parlassi la loro lingua.. insomma la serata è finita con un semi appuntamento con data da destinarsi, e la sua patente nel mio portafoglio! sono proprio curiosa di vedere come andrà a finire questa storia.. soprattutto dato il fatto che ho la sua patente!

ma adesso, passiamo alle cose serie: questa mattina sono andata a prendere il motorino che il babbo di Loic mi ha trovato ad un prezzo stracciato. Per un paio d’ore non ho fatto altro che girare per la città, godendomi il traffico ( sì, proprio così), notando che i miei riflessi sono ancora pronti e prendendo confidenza con il nuovo stradario di Hanoi. Infatti, molte strade sono cambiate: all’altezza di Xa Dan, hanno fatto un piazzale gigantesco, mentre in Kim Ma, hanno costruito una strada rialzata che passa accanto alla Lotte Tower appena terminata.(è bellissima ed è l’edificio più alto della capitale).

Poi però, mentre giravo senza meta, il desiderio di prendere la strada per Bo De si è fatto sempre più forte: in teoria avrei dovuto aspettare di ricevere il numero dell’insegnante vietnamita che era rimasta da sola insieme a Gerwitt a monitorare la situazione nei giorni più bui ma mi sono detta che se fosse rimasto qualcuno del vecchio personale della reception o qualche nanny mia amica, sarei stata riconosciuta e avrei potuto entrare tranquillamente.

Premetto che Projects Abroad mi ha scritto una mail nella quale si diceva che assolutamente non si poteva più entrare…

ed invece sono entrata. in lacrime perchè non appena ho preso il ponte che separa Hanoi da Lang Bien, esse  hanno cominciato a colarmi dagli occhi, a ritmo quasi furioso. quando sono entrata nel parcheggio dei motorini, i parcheggiatori erano gli stessi emi hanno riconosciuto: ci siamo abbracciati e non mi hanno fatto pagare il parcheggio. è stato bello. quando sono entrata nel cortile, ho visto subito che tutto è cambiato: l’orfanotrofio era immerso nel silenzio, non si sentivano più gli schiamazzi dei bambini o le urla delle nannies. niente. mi sono gettata letteralmente in quella che speravo essere ancora la camera di Anh eho paerto la porta. Lei non c’era, ma al suo posto c’erano altri bambini che ricordavo piccolissimi e che adesso invece camminavano e mi chiamavano Chi oi.

sono uscita dalla stanza velocemente per guardami attorno: e l’ho vista. era due porte più in là, in piedi davanti alla porta che mi fissava. non ce l’ho fatta a trattenermi. ho pianto come una scema, camminando verso di lei. mi faceva quasi paura, con quel suo sguardo serio e il visetto imbronciato. non abbassava lo sguardo, continuava a fissarmi e basta. mi sono fermata davanti a lei e mi sono inginocchiata.

“Anh” le ho detto. ” Sono io.” lei mi ha soppesato con lo sguardo e poi lentamente si è girata e se n’è andata.

Mi ci è voluto parecchio tempo perchè lei si avvicinasse a me. Se devo metterla su un piano pratico sono felice che sia così diffidente, perchè almeno posso stare tranquilla con gli altri stranieri. Ma dall’altra parte, mi ha spezzato il cuore. Le ho provate molte: le ho cantato la nostra canzone, le ho mostrato le sue foto, i suoi video, le ho parlato in italiano e in inglese. e alla fine, si è avvicinata e mi ha abbracciato. e io l’ho presa fra le mie braccia e le ho accarezzato la sua testolina, le ho dato baci sulle guance. e continuavo a ripetere” Anh, Anh oi.. sono io” e ad un certo punto lei mi ha stretto forte e poi con la sua manina ha indicato la strada per uscire dall’orfanotrofio. potete immaginare come cavolo mi sia sentita.

è stato un pomeriggio parecchio intenso ed ora sono stanchissima, sdraiata sul letto con Mi accanto.

Domani, dopo il lavoro, proverò ad andare ancora e vedere come andrà tra noi, se inizierà a ricordare piano, piano..

 

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