passi avanti.. e passi indietro

un’altra settimana è passata è il mio tempo ad Hanoi è agli sgoccioli. Ho sentimenti piuttosto contrastanti a riguardo al pensiero di dover tornare mi viene l’ansia ma allo stesso tempo sono felice perchè so che quando tornerò, lo farò per un’ottima ragione: mettere finalmente in pratica il progetto. Questo mese che sta per passare infatti, come già sapete, l’ho usato per fare ricerche su altre ong locali, che potessero essere ottimii partnership per la mia associazione e posso dire di avere fatto un buon lavoro :-) mi sento sempre un po’ così a scrivere dei miei successi, forse perchè ho sempre paura che la gente pensi che io sia una montata.. per qualche strano motivo, mi riesce più facile scrivere delle mie batoste o tormenti. si potete ridere… ;-)

Anyway, cme dicevo la settimana si è conclusa con qualche passo avanti e purtroppo anche qualcuno indietro: venerdì ho avuto un pranzo di lavoro con una funzionaria del dipartimento anti traffico di minori giapponese, alla quale ho raccontato dell’orfanotrofio, della nostra situazione attuale e lei è rimasta talmente colpita da dirmi di volere chiedere al suo dipartimento se è possibile fare qualcosa per i nostri bimbi. e poi mi ha donato 500.000 dongper comprare dell’altro altte per loro, scusandosi per non avere di più con sè al momento e dicendomi che Xuan, io e Gerwitt quando ero qui, stiamo facendo un ottimo lavoro essendo senza supporto. Direi che è un’ulteriore conferma delle mie capacità! inoltre lunedì, martedì e credo anche mercoledì, ho tutta un’altra serie di incontri e riunioni, tra le quali il Women’s Union, maggiore organo rappresentativo del dipartimento di genere.

I miei passi indietro invece, come secondo me avete già intuito, riguardano quel lato della mia vita che, da qualche anno, è veramente ma veramente “fucked up”.

Io non  so se c’è una ragione dietro a tutto questo casino di momenti drammatici, esaltazione, romanticismo, menefreghismo e ridicolaggine che è la mia vita sentimentale, ma posso dire con certezza, che adesso, mi sto davvero rompendo le scatole: proprio mentre scrivo questo pezzo, alla radio del caffè dove sono seduta, stanno dando WEDDING DRESS, la mia canzone preferita in assoluto di Taeyang, cantante coreano per la quale ho una cotta da anni e che, guarda caso, assomiglia a Tommy. O meglio, Tommy assomiglia lui.

ma lasciatemi raccontare quest’ultimo casino: per tutta la settimana Tommy ed io abbiamo cercato di uscire, ma il suo lavoro ce lo ha sempre impedito in un modo o nell’altro. la situazione tipica è questa: Tommy ed io che ci incrociamo in ascensore o mentre arriviamo in appartamento –> Tommy che mi chiede di uscire la sera–> io che gli risondo di sì –> Tommy che, 3 ore dopo mi manda un mesaggio dicendomi che è incastrato con il lavoro. Non pensate che siano scuse, è davvero così, ho potuto vederlo con i miei occhi. è il modo asiatico di concepire il lavoro. Ricordo che anche mio babbo quando venivano giùi giapponesi, dovev aportarlidi qua e di là, persino ne week end…

Ma, sabato, sembrava che avessimo trovato il modo per uscire insieme, organizzando un party per i suoi boss al the bank. Io dovevo portare le mie amiche e prenotare il tavolo e lui avrebbe pensato al resto e a pagare tutto quanto. E poi, se tutto fosse andato per il meglio, avremmo avuto la nostra domenica libera.

quando sono arrivata al luogo dell’appuntamento, sembrava tutto perfetto: i suoi boss contenti e pronti per festeggiare, Tommy che mi guardava fisso ed io al settimo cielo.

Per tutta la sera, ho giocato la mia parte in modo impeccabile: i mesi di studio della cultura coreana con la mia insegnante Miseon, gli anni spesi a guardare i korean drama e i film coreani, il mio stesso viaggio in Corea e la mia relazione precedente con un ragazzo coreano, mi hanno aiutato tantissimo ad intrattenere gli ospiti e a tenere alte le aspettative della festa per tutta la serata.

Ma Tommy non era contento. Perchè? erchè ad un certo punto, due miei amici, Loic e uno nuovo, Tom, si sono aggiunti a noi. Insomma viene fuori che, nella cultura coreana, quando dei coreani festeggiano in questo modo, non vogliono altri uomini con loro, specialmente se occidentali perchè si sentono “minacciati”.

Santo Dio, non finirò mai di imparare. e Tommy era preoccupato che i boss si arrabbiassero perchè questa era la sua occasione di dimostrare quanto fosse bravo nella “logistica” anche al di fuori del lavoro. Perchè in Corea, tutto quello che fa una persona, lavorativamente e personalmente parlando, è importante per costruire un’opinione sulla persona stessa. direi, di vitale importanza.

insomma,  ad un certo punto della serata, io e Mi ci giriamo verso di loro e scopriamo che non ci sono più.

Chiamo Tommy. è tornato a casa. Non ci vedo più. cominciamo a discutere. Il resto ve lo risparmio.  la sostanza della telefonata è che abbiamo capito che ci piacciamo e vogliamo conoscerci meglio, ma al momento non c’è possibilità e soprattutto, ci sono degli aspetti della cultura coreana che non capisco. Quest’ultima parte è stata un pugno nello stomaco.

la storia si ripete…

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