• Aggiornamenti importanti su BO DE

    Ciao a tutti, oggi scriverò in merito agli ultimi aggiornamenti sui bambini e sulla situazione in generale in orfanotrofio.Se avete letto gli articoli che avevo già scritto ad agosto e settembre riguardo al caso di Traffico di bambino avvenuto a Bo De per conto della capo nanny ( che ora è in prigione), sapete già un po’ di cosa sto parlando.

    Per chi non l’avesse letto invece, ecco un piccolo riassunto: quando la polizia ha scoperto la vendita di un bambino appena nato, orfano, facente parte del gruppo di Bo De, ha arrestato la nanny e messo l’orfanotrofio sotto indagini governative. L’associazione che da anni collaborava con i monaci nella gestione dell’orfanotrofio, se n’è andata in quanto, a ragione, avrebbe messo “in pericolo” i propri volontari e il proprio nome. Nel frattempo ha sempre e comunque assicurato che avrebbe continuato ad aiutare e a sostenere i bambini. Come si dice…? ah sì.. BULLSHIT.

    So, ovviamente, che agire come associazione internazionale sarebbe troppo difficile adesso, in quanto le relazioni tra i manager e i monaci dell’orfanotrofio con il governo non sono affatto stabili e anzi sono molto delicate. Così ho suggerito all’ufficio centrale dell’associazione, che si trova in Inghilterra, di agire come privati e loro mi hanno assicurato (un’altra volta) dicendomi che sì, assolutamente avrebbero potuto agire in questo modo in quanto, tra l’altro, disponevano di una consistente somma di denaro in donazioni da destinare, per l’appunto ai nostri bambini.

    Chi vuole indovinare come è finita?

    Al momento, i nostri bambini sono in una situazione di emergenza. La capo monaca fatica a sostenere i costi per il cibo, le medicine, gli indumenti e tutte quelle cose che 40 bambini di età compresa tra 1 e 6 anni, necessitano. Xuan, io e un’altra ragazza, Gerwitt, stiamo facendo del nostro meglio per soddisfare le loro esigenze. Attualmente, Gerwitt si trova ad Hanoi e è riuscita (con fondi privati) a comprare cibo sufficiente per un mese. il secondo passo è comprare abiti invernali perché le temperature si stanno abbassando anche in questa parte di mondo.

    Inoltre, 4 bambini sono stati accettati a scuola. La retta scolastica è di 50$ al mese per ogni bambino. Il che è una cifra considerevole moltiplicata per 4 e poi per i successivi 10 mesi dell’anno scolastico. Sto cercando di raccogliere più fondi possibili per tappare i buchi ed i successivi tre mesi.

    Infatti, come ho detto prima, l’orfanotrofio è ancora sotto indagine governativa e a breve il governo dovrà decidere se chiuderlo o no. Xuan e la capo monaca stanno cercando di tenere i bambini se non a Bo De, almeno ad Hanoi in modo che possiamo continuare a seguirli anche in futuro, con un progetto un po’ più concreto ( al quale sto lavorando). Secondo la mia esperienza, credo che la decisione finale verrà presa dopo il Tet, quindi a febbraio.

    Nel frattempo, vogliamo tenere tutto sotto controllo per quanto riguarda il sostentamento e la salute dei bambini. Stiamo facendo tutto da sole, Xuan, Gerwitt ed io, con l’aiuto di altre persone, quali la famiglia italiana che ho già citato e tutti coloro che hanno deciso di darmi una mano a raccogliere i fondi necessari.

    Voglio ringraziarvi pubblicamente per l’aiuto che ci state dando, davvero.

    Per quanto riguarda l’associazione, probabilmente qualche membro dell’ufficio italiano e forse anche qualcuno dell’ufficio vietnamita, starà leggendo questo articolo e cercando di tradurlo con google Translate (come ha già fatto una volta) e voglio quindi usare questo spazio per dire che, quello che state facendo è assolutamente vergognoso. Usate i bambini come un business e già da qui, si capisce che non vi importa di loro. I due meloni che avete portato due giorni fa, non bastano di certo a sfamarli e per di più, sono anche fuori stagione. Sappiamo che avete ancora fondi donati dagli ex volontari e che al momento non state usando. Direi che è piuttosto “sporca” come cosa.. non pensate anche voi? Sappiate anche, che abbiamo tutto nero su bianco e che quindi possiamo provare ogni singolo atto, ogni singola parola, ogni singola cosa.

    Le trattative che un membro dell’ufficio vietnamita sta cercando di concludere con la capo monaca sul genere: ” se vi paghiamo la scuola per i 4 bambini, voi ci fate rientrare nel business?” non vi fanno onore e anzi, mi fanno venire ancora più voglia di denunciare tutto quanto.

    Cercate di mettervi d’accordo tra i vari uffici che avete sparsi per il mondo.. altrimenti credo che farete la stessa fine dell’impero romano. Ripassino di storia? Suggerito.

     

     

  • L’ultima settimana a Hanoi.. what comes next?

    Non ho più avuto tempo di scrivere in merito alla mia ultima settimana ad Hanoi, prima di tornare in Italia. Ora, seduta davanti ad un computer preistorico nella mansarda di casa mia, con la connessione che va e viene, perché sì dai, il Vietnam è un paese del terzo mondo però è l’ Italia quella che non si riesce a rimediare per un servizio internet come si deve, posso finalmente dedicarmi a questo articolo.

    Comincerò dal mio ultimo week-end che è coinciso con il 60esimo anniversario della liberazione del paese dai francesi e che è stato a dir poco, matto e incasinato:

    Venerdì sera, Mi, Elton, Loic, Ivy ed io, dovevamo vederci a Ta Hien per un drink prima di andare al nostro solito Hair of The Dogs. Quando sono partita da casa, sembrava tutto come al solito, la città sbrilluccicante , il traffico intenso, l’inquinamento acustico…

    Quando sono arrivata all’altezza della Lotte Tower su Kim Ma però, il traffico si è fatto ancora più insistente ed è diventato sempre più preoccupante man mano che mi avvicinavo all’Old Quarter. “è normale” ho pensato, ” è festa oggi”..

    Ho tagliato per Hang Bai street e mi sono intrufolata nelle stradine del quartiere vecchio per cercare di raggiungere Ta Hien il più facilmente possibile, ma ad un certo punto, mi sono trovata in mezzo ad un enorme ingorgo di motorini e persone: nessuno riusciva a muoversi, nè avanti, nè indietro, nè a destra… eravamo come tutti congelati in quella posizione, i nostri motorini attorcigliati. Nessuno parlava.. è stata, credo, la situazione più surreale nella quale mi sia mai trovata.  Quando le esalazioni di gas sono diventate insopportabili, all’unisono, abbiamo spento i motorini.

    Dopo altri cinque minuti in quella situazione, stavo iniziando a dare di matto: non avevo neanche i soldi nel cellulare per potere chiamare i miei amici in soccorso ma avevo visto che loro mi avevano chiamato più volte senza che io riuscissi a rispondere. Ero veramente nel panico e a pensarci adesso, mi viene da ridere, ma in quel momento,  il nervoso e l’incapacità di pensare a come uscire da quell’ingorgo surreale, minacciavano di farmi scoppiare a piangere.

    Poi, non so come, una persona si è mossa per prima, spostando a colpi di reni, il suo motorino… e da lì, tutto si è sbloccato.

    Dopo un quarto d’ora sono riuscita ripartire e raggiungere, con la testa ancora annebbiata, Ta Hien. Ma la polizia bloccava la strada.  Quindi, ho girato in un’altra stradina, per raggiungere Me Mai street, dove c’è l’Hair of the dogs. Ma niente, anche quella era bloccata per via dei festeggiamenti.

    Disperata,  mi sono allontanata dal quartiere vecchio e mi sono fermata al primo venditore ambulante di ricariche per il telefono e ne ho comprata una da 20.000 VND ( 75c di euro). Ho chiamato Mi e Loic e ho detto loro che non riuscivo ad entrare a Ta Hien, perchè era tutto bloccato e loro mi hanno detto di trovarci tutti all’Hero Bar, poco fuori dal quartiere vecchio.

    Così finalmente sono riuscita a raggiungerli e abbiamo potuto celebrare e festeggiare il mio ultimo week-end.

    Sabato, dato che i festeggiamenti erano ancora in semi-atto, abbiamo optato per una serata più tranquilla.. sempre a Ta Hien. Credo che a Mi piaccia andare lì, perchè ogni volta che attraversiamo il corridoio di persone sedute a terra che sorseggiano cocktails o sgranocchiano zampette di gallina, tutti si voltano a guardarci. Direi che è piuttosto normale quando un gruppo formato da due occidentali dei quali uno è un super biondone e un’ asiatica tatuata mano nella mano con un ragazzo di colore, fanno la loro comparsa, in un contesto assolutamente tradizionale, di una strada affollata di Hanoi in una tranquilla serata vietnamita..  mi ed io

    L’ultima settimana l’ho passata tra  incontri di lavoro last minute, la stesura del report finale e l’orfanotrofio.bo de kidsbo de kids 2bo de kids 3

    In merito a questo, non posso dire molto, per questioni di sicurezza ( se volete sapere di più, contattami in privato) ma voglio raccontarvi comunque, che cosa meravigliosa mi è successa, proprio l’ultimo giorno, giovedì scorso, quando sono andata a trovare Anh per l’ultima volta prima di ripartire:

    Xuan ed io stavamo giocando con i bambini, quando ad un certo punto, una famiglia composta da padre, madre e due figli adolescenti, sono entrati nella stanza addetta a scuola: Xuan ed io eravamo a dir poco sorprese dato che nessuno può entrare in orfanotrofio adesso. Abbiamo chiesto loro come fossero riusciti ad arrivare fin da noi e ci hanno risposto dicendoci che alloggiavano in un certo hotel che, a sua volta, aveva dei contatti con l’orfanotrofio. Xuan ed io, siamo rimaste a dir poco sconcertate nel venire a sapere che un hotel ha dei contatti con la pagoda e non sapevamo bene cosa dire.. poi però la mamma, mi ha detto una cosa che mi ha lasciato ancora più sbalordita: lei e la sua famiglia si erano trasferiti dalla Svizzera a Singapore a causa del lavoro del marito ed ora, erano in viaggio nel sud-est asiatico, prima che il lavoro e la scuola dei ragazzi ricominciasse..e avevano deciso di venire ad Hanoi a visitare l’orfanotrofio, perché seguono questo blog da quando l’ho creato!!io piu bimbi

    Vi rendete conto? immaginate la mia faccia quando ho scoperto che quello che scrivo è veramente seguito e ha portato questa splendida famiglia fino ai miei bimbi.. davvero, non c’è gioia più grande nel vedere che posso davvero, con le mie parole, arrivare fino ai cuori delle persone e riuscire ad aiutare i bambini di Bo De.. ed è quello che è successo l’ultimo giorno ad Hanoi!

    Infatti, la famiglia ( che tra l’altro è italiana), ha deciso di aiutare una bimba che ha bisogno di cure mediche e di seguirla nella sua crescita. Cosa c’è di meglio?! So che, questa famiglia probabilmente, starà leggendo il mio articolo adesso, e quindi voglio esprimere nuovamente la mia felicità e gratitudine nei loro confronti per aver sposato la nostra causa.. e cioè il benessere dei nostri bambini. GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!

    Per concludere, adesso sono a casa, a Rimini, in attesa dei prossimi passi per il progetto.. anzi devo andarmi a preparare perché ho un incontro su skype con i miei capi tra mezz’ora :-)

    L’ ultimissima novità: fra 2 settimane sarò in viaggio per Seoul, (per motivi personali) dopo 3 anni, sarò di nuovo là. Per chi mi conosce bene, sa che le emozioni nel tornare, sono tante, perciò, probabilmente, scriverò qualcosa anche durante questo mini-viaggio… ci sono tante cose ancora da raccontare!!

     

  • 10.10.1954-10.10.2014. Em yeu Hanoi

    In occasione del 60esimo anniversario della liberazione del Vietnam dal colonialismo francese, voglio dedicare questo articolo a questo paese che ho imparato ad amare, ma soprattutto ad Hanoi, la sua capitale, la città che più amo al mondo.

    Hanoi è la città dove tutto può succedere: metti piede per la prima volta sulle sue strade trafficate, punti il naso in alto, sul suo cielo troppo spesso grigio, osservi le facce delle persone che ti passano accanto e ti scrutano curiose: le vedi parlocchiare con la mano davanti alla bocca, scatarrare sui marciapiedi, chiamarsi a gran voce l’uno con l’altro… e ti servono tre secondi per capire se puoi amarla o odiarla.

    Due dei miei tre secondi, mi sono serviti per capire che, in questa città, la mia vita sarebbe cambiata, ma che l’avrei amata per sempre. L’ultimo secondo, mi ha lasciato intendere che, in qualche modo, l’avrei anche odiata, che mi avrebbe fatto sputare sangue e dolore.

    Ed è proprio stato così: ma è grazie a quei primi tre secondi e ai 12 mesi seguenti, che sono diventata quella che sono oggi. La ragazza che cammina con aria sicura per le strade di Nanh Dinh, che incontra gli amici al caffè, che organizza incontri di lavoro, che veglia sulla sua bimba. Ad Hanoi.

    Hanoi, è la città nella quale si possono mangiare superbi piatti tradizionali, per due soldi, seduti su uno sgabello minuscolo, in uno street restaurant. Ma è anche la città nella quale, se hai voglia di un hamburger con vera carne irlandese, puoi mangiarlo in uno dei ristoranti sparpagliati nelle maggiori strade commerciali.2014-10-05 19.21.21

    Hanoi è la città in cui grattacieli sontuosi si affiancano a bettole sporche e shopping mall all’occidentale, fanno concorrenza ai minuscoli negozietti locali, ma senza che l’uno soccombia all’altro.

    Ad Hanoi, l’estate è così insopportabile da farti desiderare di stare in una buca sottoterra, ma poi ottobre ti sorprende con una dolcezza incredibile: notti chiare, un venticello che soffia leggero sulla tua pelle e ti scompiglia i capelli mentre guidi verso casa, senza casco.

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    Hanoi è la capitale di un paese che ha vinto talmente tante guerre e battaglie, che ogni mese, il suo centro storico, le viuzze del quartiere vecchio  e gli autobus, si adornano di festoni e dei colori nazionali per commemorare l’anniversario di qualche vittoria.2014-10-07 15.42.46

    Hanoi è la città nella quale si fa meglio a non avere regole quando si guida e in cui le persone non sanno guidare la macchina ma possono trasportare di tutto sui loro motorini: da maiali enormi a travi di tre metri e mezzo di lunghezza.

    Ad Hanoi, i vietnamiti ricchi vivono a Ciputra o Lang Ha street, gli europei e gli occidentali a Tay Ho, gli africani a Thanh Xuan e i coreani a Trung Hoa, ma si riuniscono tutti insieme nei weekend per ballare all’Hair of the Dogs o al The Bank e svegliarsi l’uno accanto all’altro, la domenica a mezzogiorno.

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    Hanoi è la città nella quale di mattina fai la comparsa  per uno spot pubblicitario, a pranzo vai ad un meeting di lavoro e il pomeriggio sei in un orfanotrofio.

    Hanoi è una donna al nono mese di gravidanza che guida un motorino in mezzo  al traffico dell’ora di punta.

    Hanoi sono un’insegnante vietnamita, una ragazza italiana e una moonaca che condividono lacrime. lacrime che devono rimanere segrete, perchè il governo controlla.

    Hanoi è una bimba di sei mesi che piange e smette solo quando sente cantare una certa canzone. Che impara a chiamarti mamma e che tu sei costretta  lasciare un anno dopo. Hanoi è una bimba che, cresciuta, non ti riconosce più, ma che sa, in fondo al cuore, che tu ci ci sarai sempre per lei e che la veglierai e la proteggerai fino alla fine.

    Hanoi, è la città dove ho imparato ad amare e odiare all’estremo delle mie capacità, dove ho imparato a lottare e vincere.

    Hanoi è la città che amo e alla quale mi sono legata per sempre.

    Hanoi, Hanoi, Em yeu Hanoi.

     

     

     

  • passi avanti.. e passi indietro

    un’altra settimana è passata è il mio tempo ad Hanoi è agli sgoccioli. Ho sentimenti piuttosto contrastanti a riguardo al pensiero di dover tornare mi viene l’ansia ma allo stesso tempo sono felice perchè so che quando tornerò, lo farò per un’ottima ragione: mettere finalmente in pratica il progetto. Questo mese che sta per passare infatti, come già sapete, l’ho usato per fare ricerche su altre ong locali, che potessero essere ottimii partnership per la mia associazione e posso dire di avere fatto un buon lavoro :-) mi sento sempre un po’ così a scrivere dei miei successi, forse perchè ho sempre paura che la gente pensi che io sia una montata.. per qualche strano motivo, mi riesce più facile scrivere delle mie batoste o tormenti. si potete ridere… ;-)

    Anyway, cme dicevo la settimana si è conclusa con qualche passo avanti e purtroppo anche qualcuno indietro: venerdì ho avuto un pranzo di lavoro con una funzionaria del dipartimento anti traffico di minori giapponese, alla quale ho raccontato dell’orfanotrofio, della nostra situazione attuale e lei è rimasta talmente colpita da dirmi di volere chiedere al suo dipartimento se è possibile fare qualcosa per i nostri bimbi. e poi mi ha donato 500.000 dongper comprare dell’altro altte per loro, scusandosi per non avere di più con sè al momento e dicendomi che Xuan, io e Gerwitt quando ero qui, stiamo facendo un ottimo lavoro essendo senza supporto. Direi che è un’ulteriore conferma delle mie capacità! inoltre lunedì, martedì e credo anche mercoledì, ho tutta un’altra serie di incontri e riunioni, tra le quali il Women’s Union, maggiore organo rappresentativo del dipartimento di genere.

    I miei passi indietro invece, come secondo me avete già intuito, riguardano quel lato della mia vita che, da qualche anno, è veramente ma veramente “fucked up”.

    Io non  so se c’è una ragione dietro a tutto questo casino di momenti drammatici, esaltazione, romanticismo, menefreghismo e ridicolaggine che è la mia vita sentimentale, ma posso dire con certezza, che adesso, mi sto davvero rompendo le scatole: proprio mentre scrivo questo pezzo, alla radio del caffè dove sono seduta, stanno dando WEDDING DRESS, la mia canzone preferita in assoluto di Taeyang, cantante coreano per la quale ho una cotta da anni e che, guarda caso, assomiglia a Tommy. O meglio, Tommy assomiglia lui.

    ma lasciatemi raccontare quest’ultimo casino: per tutta la settimana Tommy ed io abbiamo cercato di uscire, ma il suo lavoro ce lo ha sempre impedito in un modo o nell’altro. la situazione tipica è questa: Tommy ed io che ci incrociamo in ascensore o mentre arriviamo in appartamento –> Tommy che mi chiede di uscire la sera–> io che gli risondo di sì –> Tommy che, 3 ore dopo mi manda un mesaggio dicendomi che è incastrato con il lavoro. Non pensate che siano scuse, è davvero così, ho potuto vederlo con i miei occhi. è il modo asiatico di concepire il lavoro. Ricordo che anche mio babbo quando venivano giùi giapponesi, dovev aportarlidi qua e di là, persino ne week end…

    Ma, sabato, sembrava che avessimo trovato il modo per uscire insieme, organizzando un party per i suoi boss al the bank. Io dovevo portare le mie amiche e prenotare il tavolo e lui avrebbe pensato al resto e a pagare tutto quanto. E poi, se tutto fosse andato per il meglio, avremmo avuto la nostra domenica libera.

    quando sono arrivata al luogo dell’appuntamento, sembrava tutto perfetto: i suoi boss contenti e pronti per festeggiare, Tommy che mi guardava fisso ed io al settimo cielo.

    Per tutta la sera, ho giocato la mia parte in modo impeccabile: i mesi di studio della cultura coreana con la mia insegnante Miseon, gli anni spesi a guardare i korean drama e i film coreani, il mio stesso viaggio in Corea e la mia relazione precedente con un ragazzo coreano, mi hanno aiutato tantissimo ad intrattenere gli ospiti e a tenere alte le aspettative della festa per tutta la serata.

    Ma Tommy non era contento. Perchè? erchè ad un certo punto, due miei amici, Loic e uno nuovo, Tom, si sono aggiunti a noi. Insomma viene fuori che, nella cultura coreana, quando dei coreani festeggiano in questo modo, non vogliono altri uomini con loro, specialmente se occidentali perchè si sentono “minacciati”.

    Santo Dio, non finirò mai di imparare. e Tommy era preoccupato che i boss si arrabbiassero perchè questa era la sua occasione di dimostrare quanto fosse bravo nella “logistica” anche al di fuori del lavoro. Perchè in Corea, tutto quello che fa una persona, lavorativamente e personalmente parlando, è importante per costruire un’opinione sulla persona stessa. direi, di vitale importanza.

    insomma,  ad un certo punto della serata, io e Mi ci giriamo verso di loro e scopriamo che non ci sono più.

    Chiamo Tommy. è tornato a casa. Non ci vedo più. cominciamo a discutere. Il resto ve lo risparmio.  la sostanza della telefonata è che abbiamo capito che ci piacciamo e vogliamo conoscerci meglio, ma al momento non c’è possibilità e soprattutto, ci sono degli aspetti della cultura coreana che non capisco. Quest’ultima parte è stata un pugno nello stomaco.

    la storia si ripete…

  • Last updates

    Ciao a tutti!

    finalmente ho un po’ di tempo libero per aggiornare il blog.. sono seduta al mio solito tavolino in Twitter Bean coffee non lonano da casa mia.

    Ho appena finito di scrivere le ultime pagine del report che devo consegnare al mio capo, riguardante le mie ricerche. Sono molto soddisfatta di come è andato il mio lavoro qui: ho incontrato un sacco di persone interessanti, soprattutto donne che lavorano in un campo difficilissimo, reso più difficile dalle condizioni politiche e sociali di questo paese.. ma la loro forza e determinazione è stato un ulteriore motivo di ispirazione per me e sono molto fiera di potere fare parte di questo mondo!

    lo scorso venerdì ho avuto una riunione al Centre for Women Development, dove una decina di donne, vietnamite, giapponesi e occidentali, si sono incontrate per parlare deli ultimi avvenimenti in merito al traffico umano con la Cina e aggiornarsi sulle soluzioni e azioni da intraprendere. Io avevo il mio traduttore personale e ho potuto intervenire. è stato fantastico!

    Il giorno dopo, sono pure stata contattata da due responsabili di ong, una giapponese e una australiana e mi incontrerò con loro la prossima settimana. Sono troppo contenta!! sento che finalmente, tutto sta convergendo nella direzione giusta.. che tutti i miei sforzi stanno dando i loro frutti… :-))

    In orfanotrofio invece la situazione è ancora critica. I bambini non hanno più cibo perchè prima Projects Abroad finanziava il tutto e adesso che ha levato le tende, i bambini sono rimasti senza niente ed i monaci fanno fatica a provvedere a tutto. Xuan, l’insegnante vietnamita, continua ad andare tutti i giorni e a portare cibo da casa sua. Per fortuna, grazie ad una donazione di 200 euro da parte della mia ex datrice di lavoro, ho potuto comprare per loro latte liquido e in polvere, instant porridge, pannolini di varie misure, sapone, spazzolini e dentifrici in quantità sufficienti per resistere alcune settimane. Portarli da casa all’orfanotrofio con il motorino è stata l’impresa fra le più difficili che abbia mai dovuto affrontare! sembravo proprio una di quelle vietnamite che si vedono nelle foto per i turisti.. presente??2014-09-30 16.23.47

    Adesso voglio cercare di organizzare un incontro fra alcuni membri di associazioni locali e l’insegnante in modo da provare a trovare una soluzione per questa situazione. Dobbiamo assicurarci che, una volta chei bambini saranno partiti da Bo De, avranno comunque le cure necessarie per crescere e quelli che sono in età scolare, vadano a scuola regolarmente. Spero di riuscirci.

    Anh, continua ad essere diffidente nei miei confronti e questo mi riempie di tristezza ogni volta.. e piango quasi sempre. sapere che una volta, le mie braccia erano l’unico posto nel quale si sentiva sicura, mentre adesso se l’accarezzo troppo o le sto troppo vicina si innervosisce, mi butta giù di brutto. per questo vado più raramente. è brutto da dire, ma devo pensare a me stessa anche e alla mia salute mentale.  anche perchè poi sono triste e incapace di concentrarmi per tutto il giorno e in un momento così importante della mia vita e della mia carriera, non posso assolutamente perdere il senno.

    Ci sono dei risvolti anche dal punto di vista sentimentale. Mi vergogno sempre un po’ a scrivere di questa parte della mia vita, ma sono assolutamente convinta che per rendere il mio blog più veritiero possibile, devo rendervi partecipi e scrivere di tutto quello che mi succede..

    quindi, vi aggiornerò sul caso Tommy, ovvero il ragazzo della patente: nelle ultime settimane, ci siamo sempre beccati per caso nei vari locali e ristoranti ( nonostante Hanoi abbia quei 200.000 ristoranti e altrettanti bar, clubs etc). poi io mi sono trasferita e indovinate un po’ dove? nel suo stesso palazzo. Ok, non è una mossa da stalker, ma semplicemente una mossa di convenienza: infatti per il breve tempo che mi rimane qui ad Hanoi, nessun proprietario affitta appartamenti per  un periodo inferiore ad un mese e a volte neanche per un mese intero. quindi ero un po’ nella cacca perchè avevo veramente bisogno di trovare un posto mio. E mi sono ricordata di quello che mi aveva detto Tommy sul suo appartamento e sulle condizioni di affitto.  Mi sono fatta dare l’indirizzo e  ci sono andata, tentando la mia fortuna… e ci ho azzeccato! :-)) essendo camere e mini appartmaento in affitto, il proprietario mi ha detto che potevo prenderne una anche per un periodo di tre settimane e quindi beh, è stato facile! ho firmato e il giorno stesso mi sono trasferita. E volete sapere l’ultima? ho scoperto di essere sullo stesso piano di Tommy.. ahahah!! quando si dice, il caso eh..

    Comunque ieri sera, tornando a casa dopo una cena con Loic, tiro fuori il cellulare dalla borsa e mi ritrovo con 3 chiamate perse e 4 messaggi.. da parte sua. Non potevo crederci! Mi chiedeva di  uscire.. scrivo in fretta il messaggio di risposta ma nel frattempo lui mi chiama di nuovo e mi chiede dove sono; io gli rispondo che sono appena tornata a casa e lui mi dice che è in un bar a due passi da casa nostra con i suoi boss che mi vorrebbero conoscere. Mi hiede se posso raggiungerlo e io decido di sì. Così mi dò una sistemata e vado. Quand sono arrivata è stato un po’ imbarazzante, perchè tutti i suoi capi ( 3 per l’esattezza) non hanno smesso di farmi i complimenti e continuavano a chiedere a Tommy se fossi davvero sua amica.. Quando poi lui è andato in bagno, uno dei suoi capi mi ha confidato che Tommy ha parlato molto di me ed è per questo che volevano conoscermi. Ok, immaginate la mia faccia a sentirmi dire questo! ahahhaha!

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    Comunque sia, dopo il bar ci siamo spostati nell’appartmaento da 1200 euro al mese di affitto del boss numero 1. Hanoi è questa: hanoi è un orfanotrofio pieno di bambini che non hanno neanche da mangiare ed è anche la città dove alcune  persone possono permettersi un appartmento che anche in Italia sarebbe da “super ricchi”..

    Ed io continuo a saltare da una parte all’altra dei due estremi.

    quartiere coreano, dove il boss di Tommy ha l'appartamento e nuova area di privilegiati

    quartiere coreano, dove il boss di Tommy ha l’appartamento e nuova area di privilegiati

    A volte, è molto dura, perchè, come ormai avrete capito, la mia vera natura è ben lontana dai posti fancy e chic che ogni tanto frequento. Per esempio, ieri sera, prima di incontrare Tommy, Loic mi aha portato ad una degustazione di vini, in un’antica casa colonica francese ( nella foto), piena di occidentali vestiti con camicie bianche e pantaloni cachi, stile colonialism chic. Mi rende sempre un po’ nervosa frequentare questo tipo di gente: so per esperienza che sono persone ricche, che lavorano per ambasciate, uffici governativi o che possiedono ristoranti e negozi occidentali , che vivono in case lussuose attorno al West Lake o in Thanh Xuan o in Ciputra. E che sono lontani anni luce dal Vietnam nel quale vivo io e che probabilmente troverebbero difficile capire le mie scelte. Ma so anche che queste persone, sono quelle che, egoisticamente parlando, potrebbero finanziare i miei progetti, se solo gliene parlassi in modo da toccare i loro cuori di mecenati. Quindi, sono comunque grata delel occasioni di questo genere che mi si presentano e devo dire che il mio carissimo amico Loic, figlio del direttore di diversi alberghi qui ad Hanoi, mi aiuta molto in questo proposito.

  • novità su tutti i fronti

    trovare un titolo giusto per i miei articoli sta cominciandoad essere difficile e dopo un anno che scrivo e parlo di Hanoi e della mia vita qui, ho paura di cominciare ad essere ripetitiva e di non riuscire a trasmettere tutto quello che provo, vedo vivo, come prima. Il fatto che scriva con meno frequenza è sicuramente indice di più tranquillità e regolarità, nel senso che al momentla mia routine non è sconvolta da teatrali colpi di scena o imprevisti come l’anno scorso, ma è semplicemente.. routine. tutti i giorni mi alzo, incontro le associazioni locali, porto avanti i compiti della giornata, mangio con Mi ed i suoi genitori ( no Tung non c’è quasi mai, è sempre dalla sua futura moglie e quando siamo nella stessa stanza non alza mai gli occhi), vado in palestra con Loic un paio d’ore e ritorno al lavoro. La sera Mi ed io facciamo un giro con Elton e gli altri amici oppure stiamo tranquillamente a casa a guardarci un film coreano.

    In orfanotrofio purtroppo, ci sto andando molto di meno: le ragioni sono diverse; in primis c’è la lotta interna che sto vivendo sulla scelta migliore da fare per Anh: come ho scritto nell’articolo precedente, riabituarla a me e poi riandarmene per qualche mese per poi ritornare di nuovo, non è una buona idea per quel che riguarda lo stato psicologico della bambina. Inoltre, vederla, sapere che in fondo a sè stessa, sa chi sono, ma allo stesso tempo dovere tenere le distanze da lei, non poterla abbracciare e coccolare come facevo prima perchè è diventata così diffidente… fa molto ma molto male.

    anche oggi per esempio, quando sono arrivata, ci siamo guardate, lei con il suo solito visetto serio e quegli occhi così pieni di tutto, io, con le lacrime che lottavano per uscire (come sempre, quando arrivo a Bo De). ma non si è alzata per venirmi incontro, non ha urlato” Me!” come era solita fare ogni volta che sbucavo dalla porta della sua stanza.. e ogni volta è come un piccolo taglio nel mio cuore, nella mia anima.

    In più adesso, c’è l’infezione agli occhi che gira, e fra i 15 bambini che sono rimasti a Bo De, 10 l’hanno presa. con me stamattina c’era anche Xuan, l’insegnante della scuola dentro all’orfanotrofio. mi ha detto che lei continua a venire ogni giorno e che ha già comprato le medicine ma che non sono abbastanza. Mi ha anche detto che adesso il cibo comincia a scarseggiare e che lei stessa ha portato 6 polli e 2 sacchi di riso da casa per i bambini. mi farà una lista di tutte le cose che hanno bisogno così vedrò cosa posso fare. Non so quale ia la ragione, ma c’è qualcosa in quei bambini che mi fa venire voglia di combattere per loro, di proteggerli. di vederli crescere sani e forti. dopottutto, sono anche loro i miei bambini.

    un’altra novità è che il ragazzo della patente si è fatto vivo alla fine. Tommy, così si chiama, mi ha chiamato sabato sera per uscire. siamo usciti insieme a Mi, Elton e Loic, perchè era il compleanno di Mi. siamo stati molto bene insie, abbiamo persino avuto tempo di parlare.. e gli ho restituito la patente! lavora nel reparto logistico della Hundai. Suo padre ha un’azienda qui ad Hanoi, mentre sua mamma vive negli stati uniti dove lui stesso ha vissuto per 8 anni. Ah, è coreano comunque. :-)) domenica siamo andati a pranzo insieme e avremmo dovuto andare anche a cena ma il suo capo l’ha chiamato. ( sì  è vero non è una scusa nhe).

    vediamo che altro succederà con lui ;-)

    anh and me anh

  • vento fresco ad Hanoi..e tanti pensieri.

    ieri sera e per tutta la notte, un temporale fortissimo si è abbattuto su Hanoi, costringendo tutti a ritanarsi in casa. ma, la mattina dopo ci siamo svegliati con un vento straordinamente fresco che entrava dalla finestra e che per una volta, rendeva superflua l aria condizionata. una sensazione meravigliosa.. quasi surreale!
    il vento fresco peró, non ha portato solo sollievo alla mia pelle di solito appiccicosa e sudaticcia, ma anche molti pensieri: sono pensieri arrivati piuttosto spontaneamente, in seguito ai miei primi giorni di rientro in questa splendida e contraddittoria città. è strano a dirsi ma, tornando qua dopo un anno di assenza, la realtà della vita che avevo vissuto prima e quella che avrei potuto vivere se avessi compiuto scelte diverse, mi sono state presentate molto chiaramente. ho capito infatti, come prima io avessi lasciato la bruttezza invadere qualsiasi aspetto della mia vita. ero praticamente circondata: non solo all’orfanotrofio, ma la relazione con Tung ,il lavoro con Lena… era tutto un susseguirsi di brutti momenti, delusioni, tristezza.. invece adesso, frequentando anche un altro tipo di ambiente e altri amici, ho potuto finalmente vedere e capire che non sono costretta a rimanere in quella situazione, ma che anzi, posso vivere nella bellezza. se per scelte di lavoro, sono a contatto con situazioni critiche e spiacevoli, quando torno a casa e nella mia vita privata, al contrario, posso scegliere le.cose belle e piacevoli della vita: posso scegliere di andare in palestra la mattina e prendermi cura di me stessa. posso scegliere di mangiare un pasticcino al cioccolato senza sentirmi in colpa per il fatto che probabilmente, quella ragazzina che vende stracci all’angolo dellas trada non ne ha mai assaggiato uno…

    Posso uscire la sera e divertirmi nei locali più belli con i miei amici e il giorno dopo andare a trovare Anh all’orfanotrofio..

    Già Anh, questo è un altro punto importante della mia storia: quando domenica, sono andata a vederla e l’ho vista così diffidente nei miei confronti perchè ovviamente non mi aveva riconosciuta sul momento e quando l’ho osservata muoversi con sicurezza fra gli altri bambini, bella come sempre, sana (per fortuna) ho cominciato a chiedermi se veramente, tornare da lei tutti i giorni, riabituarla a me, farle vedere com’eravamo prima e poi riandarmene tra un mese e lasciarla di nuovo, sia la cosa giusta, la scelta migliore. Anh è la mia bambina, le voglio un bene oltremisura, che non si può spiegare e farei di tutto per lei, persino decidere di lasciarla vivere in pace, tranquilla, fino a quando non sarò certa di poterla tenere realmente con me.

    a questo proposito, mi sono anche documentata con una associazione di adozioni italiana che mi ha delucidato sulle ultime leggi in merito: anche in Vietnam adesso bisogna essere sposate e da almeno due anni. quindi al momento, direi che non è proprio il momento per me, soprattutto perchè la parte di trovare una persona da amare e che ami Anh quanto la amo io, è molto ma molto ma molto difficile.. soprattutto se continuo ad incontrare ragazzi che mi lasciano la patente di guida e poi non si fanno sentire per una settimana…

     

  • Riunite.

    allora, devo scrivere sugli ultimi due giorni trascorsi:  ieri mattina ho avuto il pimo incontro di lavoro con il project officer di una ong italiana. siamo andati a pranzo in un ristorantino sul west lake e lì ho mangiato un pho bo spettacolare (mi mancava tantissimo!). Luca, così si chiama, mi ha dato moltissime informazioni utili per il progetto e mi ha persino prestato un libro nel quale ci sono tutti i decreti e le regole per le ong internazionali in Vietnam.

    Il pomeriggio invece, l’ho speso a dormire ( vergogna) perchè ero talmente stanca dalla serata precedente, dal jet leg etc, che gli occhi mi si chiudevano da soli!!

    per cena, Mi ed io, siamo state invitate da Loic, il ragazzo belga che ho appena conosciuto, a mangiare nel ristorante dell’albergo 4 stelle che suo padre gestisce al momento. è stata une cena piuttosto surreale in questo contesto hanoiano: Mi, io, Elton ( un altro nostro amico)e Loic, seduti composti ad una tavola rotonda, a mangiare cibo vietnamita di alta cucina, sorseggiare vino bianco e rispondere educatamente alle domande del padre di Loic.

    Dopo cena però, ci siamo scatenati!! per prima cosa, siamo andati all’hair of the dog, nell’old quarter (meta obbligata). siamo saliti al secondo piano questa volta, dove l’atmosfera era più tranquilla e rilassata e si può ballare scalzi. e questo, è  il momento di uno dei miei incontri fortuiti :-) Mi ed io volevamo una  certa canzone ed ho deciso di andarla a chiedere al dj. quando arrivo sotto la console, un ragazzo mi si avvicina e mi chiede di cosa avessi bisogno (in inglese). io lo guardo meglio: pelle chiarissima, muscoloso, abbastanza alto, naso dritto occhi a mandorla e capelli neri. Coreano. senza dilungarmi troppo nelle descrizioni, salto al dunque e cioè che dopo aver parlato per un po’, ci siamo scambiati i biglietti da visita e io gli ho detto di fare un salto al the bank, dove saremmo andati io e gli altri a breve.

    La serata al the bank è andata avanti fino all’1 del mattino quando il locale ha chiuso, senza che il ragazzo coreano si facesse vedere. ma siccome nessuno di noi si sentiva  proprio stanco, abbiamo deciso, per caso, di andare al Phuc Tan, un locale sulla riva del fiume dove ero già stata con Benjamin e gli altri ragazzi francesi. E sopresa.. lì chi incontro? il ragazzo coreano!!

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    abbiamo parlato ancora, a lungo e mi ha presentata ai suoi amici che non potevano credere al fatto che parlassi la loro lingua.. insomma la serata è finita con un semi appuntamento con data da destinarsi, e la sua patente nel mio portafoglio! sono proprio curiosa di vedere come andrà a finire questa storia.. soprattutto dato il fatto che ho la sua patente!

    ma adesso, passiamo alle cose serie: questa mattina sono andata a prendere il motorino che il babbo di Loic mi ha trovato ad un prezzo stracciato. Per un paio d’ore non ho fatto altro che girare per la città, godendomi il traffico ( sì, proprio così), notando che i miei riflessi sono ancora pronti e prendendo confidenza con il nuovo stradario di Hanoi. Infatti, molte strade sono cambiate: all’altezza di Xa Dan, hanno fatto un piazzale gigantesco, mentre in Kim Ma, hanno costruito una strada rialzata che passa accanto alla Lotte Tower appena terminata.(è bellissima ed è l’edificio più alto della capitale).

    Poi però, mentre giravo senza meta, il desiderio di prendere la strada per Bo De si è fatto sempre più forte: in teoria avrei dovuto aspettare di ricevere il numero dell’insegnante vietnamita che era rimasta da sola insieme a Gerwitt a monitorare la situazione nei giorni più bui ma mi sono detta che se fosse rimasto qualcuno del vecchio personale della reception o qualche nanny mia amica, sarei stata riconosciuta e avrei potuto entrare tranquillamente.

    Premetto che Projects Abroad mi ha scritto una mail nella quale si diceva che assolutamente non si poteva più entrare…

    ed invece sono entrata. in lacrime perchè non appena ho preso il ponte che separa Hanoi da Lang Bien, esse  hanno cominciato a colarmi dagli occhi, a ritmo quasi furioso. quando sono entrata nel parcheggio dei motorini, i parcheggiatori erano gli stessi emi hanno riconosciuto: ci siamo abbracciati e non mi hanno fatto pagare il parcheggio. è stato bello. quando sono entrata nel cortile, ho visto subito che tutto è cambiato: l’orfanotrofio era immerso nel silenzio, non si sentivano più gli schiamazzi dei bambini o le urla delle nannies. niente. mi sono gettata letteralmente in quella che speravo essere ancora la camera di Anh eho paerto la porta. Lei non c’era, ma al suo posto c’erano altri bambini che ricordavo piccolissimi e che adesso invece camminavano e mi chiamavano Chi oi.

    sono uscita dalla stanza velocemente per guardami attorno: e l’ho vista. era due porte più in là, in piedi davanti alla porta che mi fissava. non ce l’ho fatta a trattenermi. ho pianto come una scema, camminando verso di lei. mi faceva quasi paura, con quel suo sguardo serio e il visetto imbronciato. non abbassava lo sguardo, continuava a fissarmi e basta. mi sono fermata davanti a lei e mi sono inginocchiata.

    “Anh” le ho detto. ” Sono io.” lei mi ha soppesato con lo sguardo e poi lentamente si è girata e se n’è andata.

    Mi ci è voluto parecchio tempo perchè lei si avvicinasse a me. Se devo metterla su un piano pratico sono felice che sia così diffidente, perchè almeno posso stare tranquilla con gli altri stranieri. Ma dall’altra parte, mi ha spezzato il cuore. Le ho provate molte: le ho cantato la nostra canzone, le ho mostrato le sue foto, i suoi video, le ho parlato in italiano e in inglese. e alla fine, si è avvicinata e mi ha abbracciato. e io l’ho presa fra le mie braccia e le ho accarezzato la sua testolina, le ho dato baci sulle guance. e continuavo a ripetere” Anh, Anh oi.. sono io” e ad un certo punto lei mi ha stretto forte e poi con la sua manina ha indicato la strada per uscire dall’orfanotrofio. potete immaginare come cavolo mi sia sentita.

    è stato un pomeriggio parecchio intenso ed ora sono stanchissima, sdraiata sul letto con Mi accanto.

    Domani, dopo il lavoro, proverò ad andare ancora e vedere come andrà tra noi, se inizierà a ricordare piano, piano..

     

  • Il ritorno… nhé/oi

    Ebbene, eccomi qui, comodamente seduta sul materasso\letto di Mi, il computer appoggiato su un tavolino che Mi ha comprato di recente, intenta a raccogliere ed organizzare i primi pensieri di questa prima giornata. Come al solito, sono tanti e tutti, mi si accavallano nella mente già sovraeccitata e strafatta di adrenalina per le ultime ore appena trascorse. Mi è seduta di fronte a me, i capelli corti che svolazzano ad ogni folata di vento artificiale generata dal ventilatore che abbiamo posizionato proprio davanti a noi. Mi sta leggendo i messaggi che il suo amico Loic ( un ragazzo belga che conoscerò a breve) le sta scrivendo: si stanno mettendo d’accordo per stasera, usciremo a bere qualcosa nell’Old quarter e sono contenta di non essere più  l’unica occidentale del gruppo. Uno dei miei propositi nuovi per il mio ritorno èquello di cercare nuovi amici western\expats and so on, così da averealmeno un punto d’appoggio culturale nei momenti di crisi viet.

    Comunque, dopo quasi due giorni di viaggio massacranti, sono atterrata ad Hanoi alle 8.30 del mattino. Quando l’aereo si è abbassato sulla pista, i miei sensi si sono come risvegliati e hanno iniziato a registrare ogni movimento dei passeggeri (per la maggior parte viet), ogni tetto colorato delle case strette e lunghe tipiche della capitale. Molti suoni mi erano già famigliari  e mi sono arrivati dritti nel cervello, rilasciando tutte le emozioni che covavano dentro di me dall’inizio del viaggio: lo scatarrio degli anziani, i richiami melodici delle donne… mi hanno fatto piangere. così ho singhiozzato per tutta la durata dell’atterraggio e ho continuato anche quando ho accesso il telefono vietnamita e ho chiamato Mi, che mi ha risposto immediatamente, singhiozzando pure lei.

    era un pianto di contentezza, di incredulità nell ‘essere di nuovo ad Hanoi, la città che rappresenta il mio inferno e il mio paradiso,  le mie gioie e i miei dolori, dopo un anno esatto. A stento ho contenuto la mia impazienza nell’aspettare i controlli del passaporto e la mia valigia sul nastro dei bagagli.

    Quando finalmente sono uscita dalla sala degli arrivi, Mi era lì: ci siamo corse incontro e abbracciate tra pianti e risate (isteriche per lo più). Nessuna delle due poteva credere di essere l’una nelle braccia dell’altra, ancora una volta.

    Mi aveva noleggiato un’auto con autista ( ormai non mi stupisco più) che ci ha guidato verso Thanh Xuan, il quartiere dove abita lei. Non appena ci siamo immerse nel traffico di Hanoi, tutto mi è tornato di nuovo alla mente: il caldo soffocante ed umido che mi ha immediatamente inzuppato la maglietta, i motorini che si incrociavano con le macchine, fra clacson e smog.. gli odori… il mio corpo riconosceva ognuna di quelle cose, ma allo stesso tempo era come se le vedesse e sentisse per la prima volta. è una sensazione che mi ha accompagnato per tutta la giornata: quando la macchina ha parcheggiato di fronte al viale della casa di Mi, quel viale che ho percorso in motorino decine e decinedi volte, prima come fidanzata di Tung, poi come migliore amica di Mi, la signora delle mentine e i due vecchi che giocano a dama erano ancora lì, nel solito posto e mi hanno rivolto il solito saluto al quale io ho risposto come ho sempre fatto: ” Xin chào, Cò, Xin chào Ban..”

    L’odore della casa di Mi, sempre lo stesso, sua mamma che mi saluta, Ben (il cane) che mi fa la festa… era come se non fossi mai andata via e allo stesso tempo come se fossi stata lontana da questi luoghi per almeno cent’anni.

    Il caffè da Paris Baguette con Mi, le nostre chiacchere, le spese al negozio coreano.. tutti gesti della mia quotidianità di un tempo, che ora ritornano in vita.. non so quale sia il modo migliore per descrivere questa sensazione bizzarra.. non riesco a trovare parole più adatte!

    Comunque sia, sono appena arrivata ma giàle cose da fare si stanno ammucchiando una sopra l’altra: devo trovare un appartamento per un mese, cosicchè possa avere i miei spazi e non gravi troppo sulla famiglia di Mi; poi devo noleggiare un motorino e infine ho già i primi appuntamentidi lavoro fissati per domani. Per quanto riguarda Anh, domani pomeriggio cercherò di andare in orfanotrofio ma la vedo molto dura: ho infatti ricevuto una lunghissima lettera dall’ufficio inglese di Projects Abroad nella quale, oltre a scrivere le opinioni dell’associazione su quanto accaduto, mi ha anche riferito che in orfanotrofio, al momento, non può entrare nessuno perchè ancora sotto indagini. quindi devo studiarmi un piano anche per questo. Prevedo un mese movimentato e impegnativ, questa volta. Spero solo di riuscire ad entrare a Bo De e di poter riabbracciare la mia bimba. Mi manca così tanto ma so che la situazione è parecchio delicata, quindi devo muovermi con molta cautela e stare attenta per non rovinare o mettere in pericolo il mio rapporto con Anh e l’orfanotrofio.

    è difficile, ma per fortuna non sono sola. ( quindi Mamma stai tranquilla!)

    Per adesso, non ho molto altro da scrivere, a parte che come previsto, il caldo e lo smog fanno si che mi cambi d’abito quasi quanto faceva Maria Antonietta e che il rosghino alla gola m si sta già formando… ( che schifo).

     

    No, aspettate, qualcosadevo ancora aggiungere: la prima è che ho appena finito dmangiare una super cena a base di nem che la mamma di Mi ha preparato apposta perme; e la seconda èche, vedendo Tung oggi, non hoprovato niente di niente… anzi si sposerà a breve!

  • traffico di bambini a Bo De

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    Anh con il suo solito broncio :-)Eccomi, finalmente, con l’articolo che avevo annunciato qualche giorno fa su fb :-)

    anche questa volta, c’è moltissimo da scrivere, perchè le cose accadute sono veramente tantissime e alquanto ” scottanti”: il fatto è che, come dice il titolo, devo parlarvi delle recenti notizie che hanno sconvolto l’orfanotrofio di Bo De, ancora una volta: non so se vi ricordate, ma avevo scritto in passato e parecchie volte, che avevo sempre avuto qualche sospetto a riguardo, soprattutto dopo il rapimento del western baby nel maggio 2013 da parte della madre biologica. Ormai sapete già tutti quali leggi regolano Bo De e forse l’ennesima notizia sui giornali che denunciano una vendita di bambini orfani non dovrebbe più stupirci così tanto… invece la morsa che mi ha attanagliato lo stomaco, il tremore nelle mani e la sensazione orribile di impotenza che mi hanno invaso completamente, sono le stesse che ho provato ogni qualvolta la vita dei bimbi di Bo De e soprattutto, quella della mia bambina, sono state messe in pericolo. Ma devo procedere con ordine in modo da farvi capire meglio:

    qualche giorno fa, la mia amica Mi, mi ha scritto su facebook chiedendomi se avessi letto gli articoli di giornale che denunciavano la scoperta di un traffico di bambini orfani all’orfanotrofio. All’inizio non mi sono spaventata più di tanto, perché notizie del genere sono apparse molto spesso sui siti web o sui giornali online e, per la maggior parte delle volte, non si sono trovati riscontri o prove concrete, anche se, ripeto, il sospetto che a Bo De accadessero cose del genere, c’è sempre stato. Ma questa volta è tutto vero: un bambino era stato venduto per davvero, non si sa da chi e soprattutto, cosa più allarmante per me e per tutti gli ex volontari, non si sapeva quale bambino fosse stato venduto.
    Appena ricevuta la notizia da Mi, ho scritto sulla pagina facebook di Projects Abroad Vietnam ( l’associazione per la quale ho lavorato e collaborato), ma senza ricevere alcuna risposta. Allora ho letto tutti gli articoli di giornale che riuscivo a trovare e nei quali c’era scritto che, in seguito alla scoperta del traffico, l’orfanotrofio veniva chiuso e i bambini trasferiti insieme agli anziani e agli indigenti. quando e dove non si sapeva.
    In preda al panico, ho chiamato l’ufficio italiano dell’associazione, ma neanche loro sapevano nulla, anzi, siccome già che c’ero, ho riportato anche tutti i casi passati di presunte violenze sessuali, di tentativi di omicidio, di altri rapimenti e di abusi in generale, la dipendente di PA con la quale stavo parlando, si è immediatamente messa sulle difensive, dicendomi che le accuse che stavo rivolgendo all’associazione erano molto gravi e avevo bisogno di provarle, dandole tutti i messaggi privati che mi ero scambiata con gli altri volontari e scrivendo un report ufficiale di quello che dicevo.
    io ho risposto che non stavo accusando nessuno ma stavo solo dicendo la verità e cioè che a Bo De accadevano e accadono questo tipo di cose e che l’associazione PA non è intervenuta, a mio parere, come avrebbe dovuto intervenire una ONG che collabora con istituzioni del genere e che si trova a gestire situazioni di urgenza\emergenza.

    Da questa prima mail, n’è derivata una conversazione più o meno accesa, alternata dalle notizie che, per fortuna, ricevevo giornalmente da una ex volontaria tedesca, mia amica, che era tornata ad Hanoi qualche settimana prima, per visitare la piccolina che ha adottato, Bridget ( ricordate? la bimba cieca che avevano trovato sotto il ponte di Lang Bien).Per fortuna, c’era lei, che mi aggiornava costantemente su tutti i movimenti dei bambini, e, guarda caso, nessuna delle cose che mi diceva, coincidevano con quello che mi scriveva la dipendente dell’associazione.
    Secondo quanto riportato dalla mia amica, lei, insieme all’insegnante della scuola dell’orfanotrofio, sono state le uniche a rimanere sul posto per cercare di scoprire dove il governo avesse deciso di mandare i bambini, mentre nessuno di PA si era fatto vedere. Le voci dicevano che avrebbero mandato tutti i bambini a Ba Vi, una provincia a due ore da Hanoi, dove è ubicato un orfanotrofio molto grande.
    Ma ancora non si sapeva quale bambino fosse stato venduto.

    Immaginate la mia frustrazione nell’essere qui, impotente, senza sapere quale bambino mancava, dove avrebbero portato gli altri e soprattutto, nel leggere e nel vedere il modo in cui PA stava cercando di ignorare l’ansia e la preoccupazione dei volontari che continuavano a chiedere informazioni.
    Mentre la dipendente dell’ufficio italiano mi scriveva che i bambini erano ancora a Bo De, la mia amica sul posto, mi diceva che erano stati trasferiti nella mattina di domenica.

    Insomma, ho passato tre giorni di inferno.

    Poi, finalmente, mentre le polemiche e lo scambio di mail tra me e PA Italia continuava, ho ricevuto la notizia più bella di tutte: la maggior parte dei bambini era tornata a Bo De (non si sa perchè o come, cosa che mi spaventa quasi di più) e fra essi, c’era anche Anh. La mia amica mi ha scritto che stava bene, era solo un po’ confusa da tutto quanto stava succedendo, ma era sana e salva.

    Ancora adesso, mi tremano le mani mentre scrivo. la paura che ho provato, la rabbia per le insabbiature, il desiderio di correre da lei, di riprenderla fra le mie braccia di cullarla..

    Per questo ho deciso di anticipare la partenza di quasi un mese, e partirò fra dieci giorni. Starò in Vietnam per un mese e poi, volerò in Nepal, perché oltre ad Anh, c’è anche il mio progetto, come sapete, che sta andando avanti molto bene, per fortuna.

    Comunque sia, questo è quello che è successo negli ultimi 5 giorni. Se volete leggere gli articoli di giornale che riportano quanto accaduto, basta che googlate ” BO DE LATESTS NEWS.” in un articolo, c’è anche una foto di Anh con un altro bambino :-))))