Archive for agosto, 2013

  • Lavori in corso sul mio cammino

    è sabato e tiro un sospiro di sollievo..

    Sono rimasta in silenzio per quasi una settimana, perchè tantissime cose sono successe, ancora. Di nuovo. Non posso di certo dire che la mia vita è noiosa, me lo ripeto sempre. Solo che a continuare così, invecchierò prima del tempo, lo so!

    Comunque, bando alle ciance (ho sempre desiderato usare questa espressione), iniziamo!

    Tre giorni fa, Lena, mi ha licenziato. Ehhhh già! Finita la mia lezione delle nove, mi ha chiamato in privato e mi ha dato la notizia: le motivazioni sono state abbastanza blande: non ho più i requisiti per insegnare ad OMG (dopo che l’ho aiutata a creare OMG) alcuni studenti potrebbero parlare male del centro a causa delle mie lezioni etc. Queste le ragioni ufficiali. Le ragioni ufficiose invece? Da un paio di mesi, lo sapete, i miei rapporti con lei si erano deteriorati parecchio, e non vedeva l’ora di farmi fuori. Ma va bene così, se non l’avesse fatto lei, l’avrei fatto io, magari però dopo essere stata sicura di avere un altro lavoro sotto mano.

    Quindi adesso sono rimasta con le sole lezioni ai bambini. Ma non mi sono persa d’animo. Anzi, ad essere sincera, sono felicissima. Non ne potevo più di insegnare in quel posto e forse la mia insofferenza ha davvero inciso sulle mie lezioni..

    Adesso sono finalmente libera di dare via alla ricerca del mio vero lavoro: nella cooperazione internazionale.

    Come prima cosa, ho mandato una mail a Sally, la Project Manager, dicendole che adesso avevo tempo a disposizione per aiutare l’orfanotrofio o lei.

    Poche ore dopo, lei mi scrive dicendomi che per mesi aveva cercato di trovare un lavoro a due ragazzi dell’orfanotrofio, Phuc e Son, rispettivamente uno affetto da sindrome di down e l’altro schizzofrenico e con ritardi mentali, ma senza successo. Il mio nuovo compito quindi, era quello di cercare informazioni su possibili posti di lavoro per loro. Beh, un compito abbastanza arduo, direi.

    Ho iniziato facendo ricerche su associazioni per persone con sindrome di down.Ma come sospettavo, non ce n’è neanche l’ombra in Vietnam, o comunque, ad Hanoi.

    Quindi mi sono messa a pensare a quali lavori potrebbero fare due ragazzi così: di sicuro, lavori manuali, che non richiedono competenze specifiche e che siano facili da eseguire, come guardiano di motorini, cleaning stuff…

    Ho fatto una lista dei posti che conoscevo già, pianificando di andarci nei giorni seguenti.

    Poi, due giorni fa, stavo andando in bici al lavoro: ero nettamente in anticipo anche perchè avevo preso la scorciatoia per la Doi Can. In quella via c’è un bar-ristorante per expats, gestito da vietnamiti, l’été. Ne ho già parlato ricordate? Era il luogo di ritrovo di Benji e i miei amici francesi..

    Ci passo davanti e un’idea mi balena nella mente: perchè no? Così faccio dietro front, parcheggio la bici, entro e ci trovo proprio la proprietaria. Le chiedo se ha un minuto per me, lei mi dice di si. Ci sediamo ad un tavolino e le racconto tutto. Quando abbiamo finito di parlare, avevo trovato il lavoro per i due ragazzi.

    Non potevo crederci!!!!! Cacchio ci ho messo meno di una settimana!!!

    Eccitatissima, chiamo Sally e le dico tutto: lei è più eccitata di me. Ci mettiamo d’accordo di tornare qui per ulteriori chiarimenti verso l’ora di pranzo e approfittarne per mangiare uno dei loro favolosi hamburgers.

    Il giorno dopo, quindi, incontro Sally al bar. Insieme, parliamo con la proprietaria e viene fuori che ci sono altri posti disponibili, magari per le ragazze dell’orfanotrofio.

    Sally non smette di complimentarsi con me ed io sono finalmente fiera di me stessa. per la prima volta dopo tanto tempo. Cacchio, è questo quello che so fare. è questa la mia passione, il mio obiettivo, quello per cui ho studiato tanto e mi sono fatta il c… per 4 anni di università. è questo il motivo per il quale sono venuta qui, in questo paese.

    Ma la mia autocelebrazione finisce presto perchè la faccia di Sally si rabbuia in un battibaleno.

    ” Ti devo dire cos’è successo all’orfanotrofio..” a quelle parole mi si raggela il sangue nelle vene.

    ”  I volontari non lo sanno, lo sa solo Jack e te tra poco.” Inizia dicendomi.

    “Che cacchio è successo?” Chiedo. Non so perchè ma inizio a sudare freddo.

    ” Una decina di bambini disabili sono stati trasferiti in un altro orfanotrofio, a Ba Vi. Ma non sapevamo nulla. Veramente dovevano andare in un centro per bambini disabili che avevamo trovato qui ad Hanoi, in modo da aiutare alcuni di loro a migliorare e a curare le loro menomazioni. Ma quando abbiamo chiamato il centro il giorno stesso nel quale i bambini sono partiti, ci hanno detto che non sapevano di nessun bambino arrivato da Bo De. Così abbiamo parlato con il capo monaco e lei ci ha detto che il governo ha deciso il trasferimento di quei bambini a Ba Vi. Ma quell’orfanotrofio è terribile, è uscito un articolo sulla Bbc proprio la scorsa settimana con le foto raccapriccianti scattate da un fotografo che ci ha fatto un servizio di denuncia…” Sally era ormai sull’orlo delle lacrime mentre mi diceva tutto questo, mentre io ero completamente pietrificata. Non sapevo cosa fare, cosa dire. Come muovermi.

    Ora non posso scrivere più di così, capitemi, un po’ per privacy, un po’ perchè ho sempre paura della censura o di cose del genere. anche se scrivo in italiano. non si è mai troppo cauti.

    Tutto quello che posso dire è che adesso ho un altro compito, quello di cercare informazioni sulle leggi a riguardo e trovare una possibile soluzione al problema.  Ho già smosso le mie conoscenze. La settimana prossima partirò per Ba Vi un paio di giorni con Sally e Jack per vedere se riusciamo a riprenderci i bambini.

    Nel frattempo, ho riscritto il mio cv e la mia cover letter e martedì, finite le vacanze in occasione della festa nazionale, andrò a portarlo di persona all’ufficio dell’Unicef e dell’Unesco.

    Ora so che posso farcela. Che sono realmente fatta per questo.

    P.s: Anh sta benissimo, anche se non vuole camminare!

    Vi terrò aggiornati sulla situazione dei bambini disabili.

    p.p.s: la grammatica di questo articolo è penosa… scusatemi! Ma sono troppo stanca e pigra per cambiarla.. ;-) perdonatemi nhé!

     

  • strana pazza notte

    So.. sono le due e mezza del pomeriggio right now. Ho appena finito di mangiare la mia terza tazza di cereali.. Non li mangio da 4 o 5 mesi credo!!! Ma oggi me n’è venuta un’improvvisa voglia, così quando sono filmanete riuscita ad alzarmi dal letto, mi sono vestita velocemente, truccata quel minimo dispensabile a non far spaventare la gente per strada, poi ci ho rinunciato, ho messo gli occhali da sole anche se qui oggi, piove ed è grigio (è sabato d’altronde), ho preso la mia favolosa bici e sono andata nel negozio più vicino a casa mia.

    Devo raccontare della scorsa notte… My God! Ok comincio dall’inizio:

    Mi ed io ci siamo messe d’accordo per vederci verso le 8.15 alle Vincom Tower in Ba Trieu. Avremmo bevuto Tchà Dà (the freddo) aspettando la sua amica e poi saremmo andate al Madakuè, un bar all’aperto per stranieri, vicino all’Hanoi Rock City, in una delle sponde del West Lake.

    Mi sentivo alla grande e avevo proprio voglia di un’uscita fra ragazze! Al bar sono arrivata per prima, e il proprietario appena mi ha visto, invece di salutarmi mi dice: ” Stai aspettando Tungmin?” Ma dio… Noooooooooo non lo sto aspettando!!! Cristo, due soli mesi di relazione e sono stata già marchiata come ” la ragazza di”. Davvero Hanoi a volte, sembra Rimini.

    Mi è arrivata venti minuti dopo. Bellissima. Ci siamo sedute al tavolino, abbiamo ordinato i nostri thè e abbiamo iniziato a parlare. La gente attorno a noi ci lanciava occhiate curiose e cercava di origliare i nostri discorsi.

    Un’ora dopo la sua amica è arrivata, una ragazza esilissima, bionda, lenti coreane verdi che cercavano di nascondere uno degli sguardi più tristi che abbia mai visto. Insieme, abbiamo preso i motorini e ci siamo dirette alla volta del West Lake.

    Al Madakè, c’era poca gente, come sempre direi, ma Mi voleva assolutamente andarci perchè non c’era mai stata, così ce l’ho portata. Abbiamo ordinato un drink per una e ci siamo sedute ad un tavolino nell’angolo. Abbiamo parlato e riso per un bel po’. Poi ho ricevuto una chiamata dal mio amico Jack, che mi diceva di raggiungerli al Bar Betta. Abbiamo accettato il suo invito e siamo uscite da Madakè.

    Il nuovo Bar Betta, è vicino a Hai Ba Trung, ma non so come, ci siamo perse. Proprio perse. Voglio dire ero con due nate e vissute ad Hanoi e non sapevamo dove andare. Abbiamo continuato a girare in tondo per mezz’ora buona ridendo come delle matte, fino a che l’abbiamo trovato. Il pub era stracolmo di gente,per lo più stranieri. Il casino infernale. Jack era di fuori e ci stava aspettando.

    Ora, non so bene come e cosa sia successo, ma fra Mi e Jack, è scattato qualcosa che ha fatto si che i due si sono rimbeccati tutta la sera, ubriacandosi. La ragazza triste, della quale non mi ricordo il nome, è andata a casa verso le tre. Mentre Jack, Mi ed io siamo rimasti un altro po’ e poi affamatissimi, abbiamo deciso di andare a casa di Jack per mangiare qualcosa. Mi era fuori dura. e pure Jack. ed io ero un pesce fuor d’acqua.

    A casa di Jack abbiamo trovato due ragazzi australiani e una ragazza di non so dove ma con un piede rotto, uno più ubriaco dell’altro. Mentre Mi prendeva in ostaggio la ragazza con il piede rotto e Jack cucinava in cucina, uno dei ragazzi australiani mi ha trascinato in una danza misto ska-p, latino americano, – valzer e dio solo sa cosa.

    Poi però mi sono stancata della situazione: erano le cinque del mattino, ero stanchissima, Mi era fuori controllo. Ho deciso di portarla a casa anche se lei mi ha implorato di portarla a dormire a casa mia. Sono riuscita a farla arrivare in Thanh Xuan distrisct sana e salva. L’ho fatta entrare in casa, l’ho portata in camera, l’ho svestita. E lei si è messa a piangere. E mi ha raccontato un sacco di cose. E sono rimasta con lei, ad accarezzarle la testa fino alle sei e mezza del mattino. Mentre Tung dormiva al piano di sopra.

    Quando sono finalmente riuscita ad uscire da quella casa, scarpe con il tacco ai piedi, lenti che pizzicavano, triste per tutto quel fiume di emozioni e confessioni che mi aveva appena innondata, qualcosa ha attratto il mio sguardo: una libellula, marrone verde, stava volando bassa, all’altezza delle mie ginocchia. è rimasta accanto a me il tempo necessario perchè io la vedessi. E poi se n’è andata. Una libellula in mezzo ad un parcheggio, senza alberi o piante.

    Tornando a casa in motorino ho scoperto che Hanoi è bellissima non solo di notte ma anche alle prime luci dell’alba. Per strada, solo pochi motorini, che correvano verso le loro mete, in silenzio, senza suonare il clacson. Anziani facevano ginnastica nei parchi o negli angoli dei marciapiedi. Qualche giovane coppia faceva jogging insieme. Studenti aspettavano l’autobus per l’università. E poi c’ero io, che tornavo a casa da una nottata non indifferente.

    Ma tutti noi, ci stavamo godendo la brezza di un vento stranamente fresco che soffiava sulla città a quell’ora.

     

    Ho dormito fino alle due del pomeriggio. Poi mi sono preparata, ho scritto l’articolo fino a qui e poi sono andata in orfanotrofio da Anh.

    Adesso sono a casa e sono le 18.33. Tra un’ora mi vedo con Mi e andiamo a mangiare coreano.

    ad Anh le hanno rasato la testa di nuovo.. ma quanto mi ha fatto bene vederla! L’ho stretta a me per un’ora.. e sono rimasta anche con gli altri bambini per un po’.

    Ho scattato un po’ di foto di Anh e di alcuni bimbi che sono in camera con lei!

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  • finiti i festeggiamenti.. riassunto dei miei 23 anni, propositi per i 24, pensieri nostalgici, pensieri eccitanti eccetera eccetera

    è la sera del 22 agosto, sono le 23.30. La settimana di festeggiamenti si è ufficialmente conclusa. sono stati proprio dei bei giorni! Ho ricevuto un sacco di regali e di pensieri dai tutti i miei studenti, che mi hanno dimostrato che in fondo, non sono così male come insegnante e soprattutto come persona.. Il festeggiamento migliore l’ho avuto ieri sera, al centro: dovevo uscire con tutti loro e andare a bere qualcosa, ma per via del temporale ( si esatto, ovviamente, ho festeggiato da sabato a martedì e ha piovuto sempre.), sono venuti solo in tre: ma era perfetto: abbiamo deciso di rimanere in sede e  avevamo tutto quello che ci serviva per divertirci: tv, giochi, l’intero centro per noi. Abbiamo ordinato pizza, patatine e coca da Al Fresco’s e i ragazzi avevano persino comprato una torta per me.. che carini! Abbiamo giocato a nascondino e mangiato la torta prima della pizza perchè stavamo morendo di fame e il fattorino tardava ad arrivare. Ci siamo raccontati un sacco di storie ed io ne ho raccontate parecchie su me e mia sorella…Le ragazze mi hanno confidato le loro pene d’amore e chiesto consigli, ma al momento direi che non sono la più indicata.. ;-)20130821_212801_resized 20130821_212916_resized 20130821_215215_resizedfacebook_327390489_resized facebook_-522557708_resized

    Ieri ho anche comprato la bici e finalmente posso fare un po’ di moto e risparmiare sulla benzina..ma nel traffico di Hanoi, non è per niente semplice! Ieri pomeriggio invece ho avuto un incontro di lavoro con Mi, la sorella di Tung nonchè mia nuova amica specialissima e business partner. Ci siamo incontrate al Paris Baguette nel quartiere coreano dove guarda caso sta lo studio di suo moroso e dei miei amici. Stiamo andando avanti sul progetto piano piano e mi rende eccitatissima questa cosa!!! speriamo davvero vada in porto.. ;-)

    Domani pomeriggio abbiamo un altro incontro!

    Questa sera invece non so cosa mi abbia preso.. Sono semplicemente tornata a casa, stanca dopo il lavoro, accaldata e appiccicosa. (umidità bestia qui). Ho fatto una doccia veloce, poi ho guardato il sacchetto con il vestito che ho comprato al mio negozio preferito in Dien Bien Phu, per il party di domani. Ho tirato fuori il vestito e l’ho indossato. Bellissimo, lungo e verde smeraldo. Ai polsi, ho messo i bracciali di pietre  dello stesso colore che Mi mi ha regalato per il compleanno. Ho tirato fuori le décolletés nere e ho indossato pure quelle. Poi ho acceso le candele. Ho messo Lana del Ray nel tablet. La sua voce miagolosa rendeva perfetta l’atmosfera alla quale stavo cercando di dare vita, tirandola fuori dal mio cuore e dalla mia testa.

    Il mio sguardo si è diretto verso le due bottiglie di vino rosso che il businessman inglese mi aveva gentilmente offerto. Ne ho aperto una e ho versato un po’ di vino nel bicchiere. Il rosso rubino del liquido faceva contrasto con il blu del vetro.

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    Camminando lentamente, mi sono diretta verso la porta del balconcino del quale il mio appartamento dispone. L’ho aperta e sono uscita. Di fronte a me, il lago, illuminato dai fari dei motorini e delle macchine. I loro suoni mi giungevano flebili, distanti. Sulla destra, in lontananza, la Lotte Tower, tutta illuminata. Ho portato il bicchiere alle labbra e ho bevuto un sorso. Che cos’è…? Che cos’è questo strano non so che? è come un fluido che scivola e serpeggia dentro di me.. e non riesco a fermarlo, toccarlo, afferrarlo. Va e viene, a volte lo sento, a volte no. A volte dorme, altre invece, è più sveglio che mai.

    Sulla sinistra, affacciato ad uno dei tanti balconi che danno sulla mia strada, un uomo nell’ombra. Riesco a distinguerne la figura. So che mi sta osservando. Sorseggio un altro po’ di vino. Dò un’altra occhiata al lago.

    “Will you still love me when I’m no longer young and beautiful?” Sono le ultime parole cantate da Lana del Ray.

    Rientro in casa.

  • Si comincia a festeggiare!!

    Questo è il week end che precede il mio compleanno, che per la prima volta nella mia vita, credo, capita di lunedì. COME SI FA A FESTEGGIARE I COMPLEANNI DI LUNEDI”??????

    Però a volere essere fatalisti, ho ipotizzato che non a caso cade proprio ad inizio settimana… il resto della mia ipotesi la potete indovinare da soli ;-)

    Comunque, vediamo un po’ da dove inizio oggi a raccontare: ah si giovedì sera,  dopo il lavoro sono andata a bere un drink con My, la sorella di Tung. Avevamo proprio bisogno di un momento fra ragazze.. e l’abbiamo avuto! Abbiamo parlato di un sacco di cose, dei nostri obiettivi, di quello che vogliamo diventare, per poi passare a discorsi su vestiti e scarpe e concludere con il tema “guys”. Parlando del primo, ci siamo trovate d’accordo su una cosa: vogliamo avere successo. Lei nel campo della moda come fashion stylist ( guardate caso, lo stesso lavoro di mia sorella) io in quello ritrovato dell’aiuto umanitario. Entrambe, se pensiamo ad un futuro non troppo lontano, vediamo noi stesse come donne indipendenti e affascinanti. Let’s make it a reality, don’t ya????

    Sull’ultimo, abbiamo parlato parecchio: lei è nella mia stessa situazione di due anni fa: si sente un po’ imprigionata in una relazione con un ragazzo gentilissimo e di per sè fantastico, ma che le impedisce di essere se stessa. Donne, capite vero quello che intendo? Ecco. Quindi non sa cosa fare, se prendere la fatidica decisione o se continuare così finchè la relazione morirà naturalmente.

    In quanto a me, My mi ha dato la notizia più imbarazzante di sempre: suo babbo, ha trovato la lettera che avevo scritto a Tung domenica, prima che succedesse il casino. Non mi ricordo se ne ho già parlatao di questa lettera; in poche parole gli avevo scritto qualche riga riguardo proprio suo padre e la sua malattina, e più di una pagina su di lui, sul fatto che deve riprendersi in mano perchè ha moltissimi talenti e deve solo capire come fare a sfruttarli etc etc etc.

    Beh, suo babbo l’ha trovata e ha chiesto a My di tradurgliela. Lei ne ha tradotto solo una parte, generalizzando il tutto dicendo che ritenevo Tung un bravo ragazzo ma troppo immaturo ancora e che doveva crescere. Suo padre si è trovato completamente d’accordo con me. Ha chiesto a sua sorella se fossimo innamorati e poi le ha chiesto perchè fosse finita e di nuovo, lei, le ha raccontato a grandi linee. La risposta di lui è stata quella che desideravo: ha detto che Tung è uno stupido, che non vuole che quell’altra ritorni perchè non va bene per lui e ha creato solo problemi e che invece vuole che Io ritorni con suo figlio. Credo che quest’ultima parte però non si avvererà.. I am sorry!

    By the way, venerdì è stato giorno di regali: in primis, il business man inglese mi ha regalato un’intera scatola di prodotti italiani che sua moglie aveva portatd dalla toscana: prosciutto, spezie, pasta, vino, spezie varie… tonnellate e tonnelate davvero! Anche My mi ha fatto un regalo, o meglio tanti: anelli, collane, orecchini e braccialetti per ravvivare il mio stile povero di accessori.. ;-) posso essere più fortunata di così?

    Ma non è finita qui: mentre mangiavamo Gimbap al take away coreano e facevamo le stupide come si è solito fare tra amiche, ci è venuta un’idea geniale. Non so come sia scappata fuori dalle nostre teste, ma se ci lavoriamo sopra per bene, potrà diventare un business non indifferente. Non posso dire altro, ma siamo eccitatissime!

    Per ultimo devo raccontare di oggi: questa mattina mi sono svegliata tardi e ho fatto tutto con calma. Poi verso l’ora di pranzo sono andata all’orfanotrofio. Finalmente! Non vedevo l’ora!! La mia piccolina era lì, che mi aspettava: appena mi ha visto, mi si è arrampicata in braccio, tenenedomi strettissimo. Mi sono commossa subito. Ah di. Non ci posso fare niente. è cresciuta un sacco comunque! ed è cicciottissima! Vedo che sta meglio, finalmente. E stranamente, da quando non mi gratto più, non lo fa più neanche lei. Abbiamo riso e giocato insieme e l’ho fatta camminare. Adesso lo fa da sola. Bellissimo!!! E troppo emozionante.. Mi è mancata così tanto… Poi però è stata l’ora del sonnellino. Ma lei lo sa che quando si addormenta io me ne vado, quindi è una lotta, ogni volta. Si strofinava gli occhi e la testa le ciondolava ma non voleva addormentarsi. Le ho provate tutte. Poi finalmente, il sonno ha vinto. Ho aspettato un po’ e poi l’ho adagiata sul letto. Ma lei si è svegliata e ha iniziato a piangere e ad urlare a pieni polmoni. Con gli occhi chiusi. Allora, mi sono sdraiata accanto a lei, accarezzandole la testa, facendole sentire la mia presenza. E lei piano piano si è tranquilizzata un po’. Ma non appena allentavo un minimo la pressione delle dita sui capelli o cercavo di distaccarmi poco alla volta, lei si svegliava e ricominciava a piangere. Siamo andate avanti così per una mezz’oretta, e ogni volta era sempre più straziante. Soprattutto vederla dormire e ogni tanto aprire gli occhi, cercarmi e poi riaddormentarsi.20130817_125123_resized 20130817_125139_resized 20130817_125601_resized

    Verso le tre del pomeriggio sono tornata a casa e mi sono preparata per il primo party del mio compleanno: My, Ad, Tieu, Gee Tee, Bobbie ed io, saremmo andati nel posto dell’altra volta, avremmo mangiato e bevuto li. Quando sono arrivata, Gee Tee mi aspettava con una sorpresa: aveva trovato un altro posto: più alto di dieci piani. Saremmo andati sul tetto di questo palazzo di 30 piani. Non posso scrivere il nome nè il luogo, perchè non è proprio da tutti i giorni entrare in un palazzo e salire fino al tetto. Ero eccitatissima!!

    Siamo andati a comprare cibo coreano ( è il mio compleanno) e poi ci siamo recati al palazzo, in tempo per il tramonto.

    è stato bellissimo e le foto parlano da sole! Abbiamo mangiato, bevuto e scherzato ma purtroppo siamo dovuti andare via presto perchè all’orrizzonte, fulmini, lampi e tuoni minacciosissimi presagivano l’arrivo del tifone. è tradizione che ogni anno, per il mio compleanno, non importi in quale giorno io decida di festeggiarlo, debba piovere. E la tradizione non può saltare solo perchè mi sono trasferita dall’altra parte del mondo!

    Siamo tornati allo studio e ci siamo rilassati guardando un film. è stato bellissimo!20130817_182713_resized20130817_182701_resized20130817_182658_resized20130817_182646_resized20130817_182321_resized20130817_182319_resized (1)20130817_182313_resized20130817_182245_resized20130817_182242_resized20130817_182239_resized (1)20130817_182934_resized (1)

     

     

  • Di male… in meglio

    Da dove posso cominciare per raccontare tutto quello che è successo nel week end? Cristo Santo, a volte sono veramente convinta che la mia vita sia un film.. o peggio, che sia la protagonista di un reality show dove ogni tanto c’è bisogno di un colpo di scena qua e là, perchè altrimenti sarebbe tutto troppo noioso e il programma perderebbe audience.

    Allora, come tutti sapete, sono tornata single dopo un’ardua scelta fatta per salvare me stessa, (più che altro la mia testa). Sono una persona che ha imparato ad ascoltare i segni e più o meno, a seguirli. Perciò quando domenica pomeriggio, durante la lezione con il bambino ricco, quest’ultimo non ha smesso un attimo di parlarmi di lupi e colibrì (rispettivamente animale simbolo e tatuaggio di Tung), nella mia testa continuava a ronzare un fastidiosissimo pensiero: ” avrò fatto la scelta giusta? Mi sono fregata da sola?”

    Finita la lezione, dovevo incontrarmi con Mi, la sorella di Tung. Abbiamo legato molto ultimamente, credo che lei abbia bisogno di una sorella maggiore, una guida, ed io, semplicemente di una buona amica con la quale parlare, spettegolare e  passare del tempo insieme.

    Verso le cinque e mezza quindi, sono andata a casa sua, com’eravamo d’accordo. Ma lei non c’era. C’era solo Tung. Oh Santodio. Ok.. “respira, respira, respira” .

    “Puoi venire su se vuoi!” Mi ha detto lui. “Ehm.. ok” Ho risposto io. “Chiamo tua sorella per sapere dov’è perchè dovevamo vederci oggi..”

    “Si, io le ho detto che volevo andare al cinema tutti insieme!” mi ha risposto. “E comunque puoi mangiare qui, poi dopo ti riporto a casa io”.

    “Eh…”

    Per circa un paio d’ore siamo rimasti in camera sua, ognuno a fare le sue cose, come facevamo prima quando lo raggiungevo qui nelle mie pause dal lavoro. Poi finalmente sua sorella è arrivata ed io sono schizzata di sotto da lei.

    Lui ne ha approfittato per andarsene via con il cane mentre io e Mi cenavamo insieme alla madre.

    è dopo cena che è successo di tutto: Mi si doveva fare una doccia e mi ha detto di aspettarla in camera. Ma una vocina sottile, sottile, ha iniziato a sussurrarmi “vai nella sua camera. è l’opportunità che aspettavi. vai nella sua camera. ”

    Ho seguito la voce. Ho salito le scale e sono entrata in camera sua. Facebook era aperto: pieno schermo, neanche come icona. Mai successo. Mai. Sono andata nella casella di posta. E lì, li ho visti: i messaggi della sua ex: quella della Repubblica Ceca, la 18enne che è venuta ad abitare per un anno e mezzo in casa sua, con la quale ha passato un 20 mesi a litigare ogni giorno fino a farla scappare di nuovo in Europa e i genitori di Tung a pregarlo di lasciarla.

    Tutti i messaggi degli ultimi due mesi, il periodo nel quale siamo stati insieme. Non ho voglia di riscrivere tutto quello che ho letto, fa ancora male. In sostanza, ha mentito sia a me che a lei, a me dicendomi che non la sentiva più da tempo e a lei scrivendole di essere single. Wow.. che classe il ragazzo.. eh????

    Nel frattempo, Mi era uscita dal bagno. L’ho chiamata a gran voce e lei è venuta su. Ha letto tutti i messaggi e la sua espressione sconvolta, la diceva lunga.

    “Mi dispiace un casino Alice, mio fratello è uno stronzo. Oi troi oiii.  Oi troi oiii. Oi troi oii.”  Oh mio Dio in vietnamita. L’ha continuato a ripetere per 10 minuti buoni ed io con lei.

    Poi una rabbia cieca mi è montata dentro. Ma come cacchio si è potuto permettere???????????? Mentirmi così… Ohsantoddio, mai nessuno, nessuno ha osato farmi una cosa del genere.

    “Puoi portarmi allo Studhialley?” Ho chiesto a sua sorella. In teoria dovevamo uscire insieme ad AD suo moroso, e ai nostri amici.

    “Si, ma cosa vuoi fare?” Mi ha chiesto lei.

    “Oh.. solo parlare… magari gli tiro un pugno sul suo bel faccino.. che dici?”

    “Ti prego, puoi dirgli tutto quello che vuoi, ma ricordati che è pur sempre mio fratello.. e con quella faccia ci lavora!” Mi ha supplicato Mi.

    I nostri amici, Gee Elt e Tieu, sono arrivati dopo poco. Hanno detto che sarebbero venuti con me. Wow! Così siamo partiti alla volta dello Studyhalley, tipo spedizione punitiva. Una volta arrivati, la Crew era tutta lì.. tranne lui. Forse questo era un altro segno, perchè se ci fosse stato, davvero, lo avrei picchiato. E lui sa che avrei potuto farlo.

    L’ho chiamato al telefono e quando mi ha risposto, tutta la mia rabbia, la frustrazione, la tristezza sono vomitate dalla mia bocca al suo orecchio. Abbiamo litigato al telefono per circa 20 minuti, mentre i miei amici mi guardavano preoccupati e aspettavano accanto ai motorini. Le sue scuse mi hanno fatto forse più male delle parole scritte alla ex.

    Finito il tutto, Tieu mi ha caricato sulla sua moto e abbiamo guidato fino ad uno street restaurant, dove i ragazzi, hanno ordinato dei noodles e del the. Dopo qualche minuto lui mi ha richiamato di nuovo. Abbiamo litigato e urlato al telefono per altri 20 minuti buoni e gli ho detto di non chiamarmi o di parlarmi mai più. Gli ho detto di partire per l’Inghilterra e di andare a prendere la ragazzina.

    Così è finita la mia domenica.

    Poi, tutto è ripartito. Il lunedì mattina, mi sono svegliata adrenalinica. Sapevo cosa avrei dovuto fare d’ora in poi. Sarei tornata al mio piano originale: avrei ripreso la mia forma fisica, avrei spaccato al lavoro, sarei diventata una donna di successo Mi sarei riscattata. Lo avrei fatto. Lo sto facendo. Lo farò!

    Ho cominciato proprio ieri, in primis, camminando da casa mia fino all’Hoan Kiem Lake e ritorno. Il fatto che non abbia fame grazie anche all’adrenalina che continua a circolarmi in corpo, mi aiuta nel mio proposito di perdere quei fatidici due chili che sono sempre li. Ieri ho fatto due super lezioni. Oggi lavorerò dalle due e mezza fino alle 9. Sto aspettando la lettera di raccomandazione di Sally, l’Assistant Manager di Projects Abroad, che dovrebbe arrivare oggi, e poi manderò quella con cv e cover letter all’associazione. E ce la metterò tutta perchè mi scelgano. Andrò avanti con il mio piano risparmio. Sono pronta!!!

    Prima di finire questo articolo devo raccontare di ieri. I miei amici ed io abbiamo deciso di andare a vedere le stelle. Girava voce che ci sarebbe stata persino una breve pioggia di frammenti di meteoriti. Però Hanoi, con il suo inquinamento e le troppe luci, rende abbastanza impossibile sdraiarsi sul prato di un parco e guardare il cielo. Ma i miei amici avevano la soluzione. Un posto segreto, dove vanno quando la città diventa troppo stretta e hanno bisogno di respirare: il tetto di un palazzo di 20 piani.

    Siamo arrivati verso le dieci, abbiamo parcheggiato i motori nel parcheggio sotterraneo ed usato l’ascensore fino all’ultimo piano. Poi, in silenzio, abbiamo preso le scale di servizio e siamo arrivati sul tetto. Ci siamo arrampicati fino alla parte più alta: la vista era mozzafiato, letteralmente. Tutta Hanoi era ai nostri piedi, nessun parapetto o ringhiera a separare il quassù dal laggiù. I grattacieli ci circondavano, le macchine e i motorni e le persone, continuavano a passare ininterrottamente per le strade. Una leggera brezza ci scompigliava i capelli. Sopra di noi, le stelle. Abbastanza da farmi emozionare. è così difficile vederle, di solito.

    Siamo rimasti sdraiati a parlare e ad ascoltare il suono del vento tra i tetti fino a notte fonda e anche se non abbiamo visto nessuna stella cadente, è stata una delle migliori serata che abbia passato fino ad ora. Proprio quello che mi ci voleva.

    Mi dispiace di non avere foto di questo posto fantastico, ma sabato ci ritorneremo per un picnic al tramonto e ne farò di quante più possibili perchè non potete perdervelo!!!

     

  • Ricomincio da me 1.1

    Ieri è stato il primo giorno del piano “ricomincio da me”. Mi sono svegliata alle dieci, ho oziato nel letto fino alle undici, ho continuato la cura per la scabbia, ho fatto altre due lavatrici ( comincio a pentirmi di avere così tanti vestiti!), mi sono vestita “fashion”, perchè un rimedio facile e immediato per alzare la propria autostima, è sentirsi belli con vestiti nuovi addosso. Perciò, ho indossato pantaloni stretti, alti fino alla vita (ho scoperto che mi fanno le gambe lunghissime se li metto cosi) a fantasia blu e bianchi; maglia di sangallo bianca, zeppe e borsa nere, con la borsa che richiama il sangallo. approvate ragazze??? ;-)

    Infine, mi sono recata alla mia ora e mezza di lezione con il businessman inglese. Ho già parlato di lui mi sembra: è il classico 50enne, lavora in Asia da anni e si porta dietro sempre la moglia, tedesca. Hanno tre figli dei quali una, ha la mia età. Gli dò lezioni di italiano, perchè il signore, ha la villa in toscana. La lezione si svolge così: io arrivo al suo posto di lavoro, la Techombank delle Vincom Towers, in Ba Trieu street; lui viene giù all’entrata dopo qualche minuto e mi porta a pranzo al ristorante-pasticceria francese Saint Honoré. E paga sempre. E oltre a pagarmi il pranzo, mi paga anche la lezione ovviamente, 35 dollari all’ora e mezza. Vai così!!!!!!

    La lezione finisce sempre all’una e mezza. Sono tornata a casa, l’ho ordinata, ho fatto un’altra lavatrice -.-’ e poi mi è venuta un’idea fantastica. Perchè non prenotare una sauna? così debello ancora di più la scabbia, elimino le tossine e lo smog di Hanoi dal mio corpo e mi rilasso! Controllo velocemente su internet e trovo un hotel con sauna proprio vicino a casa mia. 20 minuti per 150.000 dong, 4,5 euro. Vai cosììììì 2!!!

    La Sauna è stata una manna dal cielo.. e sono riuscita a fregare 10 minuti in più.. ;-)

    rivestitami e tornata a casa, mi è venuta un’altra idea geniale: perchè non preparare una cena a sorpresa per Tung? è venerdì sera e sarebbe perfetto passare un po’ di tempo insieme.. in questa settimana mi ha sempre dato buca perchè doveva vedere gli amici o cose del genere ed io sono sempre stata molto paziente a riguardo.. forse troppo.  Proviamo a risolvere tutto stasera quindi! Gli ho mandato un messaggio dicendogli di tenersi pronto per le otto e di non cenare. Lui mi ha risposto chiedendomi cosa avevo in programma e che doveva andare in studio a registrare una clip. Ho fatto una lista delle cose che mi servivano: cibo, candele, vestito nuovo e… perchè non andare a piastrarmi i capelli anche?

    Perfetto: ho preso la borsa, sono scesa nel garage, ho tirato fuori il mio motorino e sono partita verso la prima meta: il negozio Germe, in Quan Thanh street. Dopo dieci minuti avevo trovato il mio abito: lungo, blu, con scollo a v. perfetto! 5 euro ;-)

    Seconda meta: candele: dove potevo andare a prenderle? Il primo posto che mi è venuto in mente è il Vincom center, ma li i negozi di casa sono troppo cari.. Perchè non provare in Nuc Truc? Li hanno dei negozietti dove vendono di tutto.. Così sono passata per Doi Can e sono arrivata in Kim Ma in meno di 10 minuti. Nuc Truc è una traversa di Kim Ma. E lì, l’ho trovato. Un negozio IKEA. Ohsantoiddio. Non ci potevo credere. Il primo istinto è stato quello di fiondarmi con il motore nel parcheggio davanti. Il secondo, è stato quello di fiondarmi dentro il negozio. L’inconfondibile odore di candele alla vaniglia e alla ciliegia e l’odore del legno che solo Ikea ha, mi ha invaso le narici, arrivando al cervello. Ohh…. Scusa portafoglio, davvero scusami. Sono riuscita a trovare le candele, e poi mi sono concessa un giro. Sono uscita da lì, con due bicchieri e un barattolo per il caffè. Oltre alle candele. ;-)

    Ok qual’è la terza tappa? Ah si il cibo! Ho deciso di comprarlo direttamente dallo street restaurant migliore di Hanoi: è in Kim Lien, attaccato al mio posto di lavoro e cucinano di tutto: riso, pesce, carne, verdure, tofu, nem… tutttooooo!!!! ed è economicissimo: con 84.000 dong, quasi 3 euro, ho comprato riso a volontà, due tipi di verdure, tofu ripieno, pesce alla griglia, e due o tre tipi di carne diversa.

    Carica di borse sono ritornata a Truc Bach: ho comprato le patatatine da kfc, coca, redbull, birra.. E infine sono tornata a casa; ho riposto tutto nel frigo e nel microonde e poi sono scesa di nuovo, per andare dal parrucchiere. Anche quello è vicino a casa mia e vado sempre li quando ho qualcosa di importante, tipo la famosa festa del 18 giugno scorso, o il grand opening di Omg… e questa serata.

    Con i capelli lisci e ordinati, sono ritornata a casa e ho iniziato a preparare tutto: ho finito di ordinare, ho dato lo straccio, ho apparecchiato la tavola e ho messo le candele qua e là. Ah mi sono scordata di dire che durante i miei giri ho pure comprato lo spazzolino per lui per quando si ferma qui a dormire. Messaggio importante no?

    Mi sono vestita e truccata. Le otto in punto. Sono una bestia! Lo chiamo per sapere dov’è:

    “ho finito adesso.. vado a casa, dò da mangiare a Ben, mi cambio e arrivo ok?” la sua risposta

    “Ok!” rispondo io.

    Aspetto.

    Apetto.

    Aspetto.

    Alle nove lo richiamo. “Dove sei?” gli chiedo spazientita. ” Eh sono qui dal mio amico che dovevo portargli una roba” mi risponde ” Come..?” chiedo io. ” In quanto tempo sarai qui?” Lui inizia a balbettare. ” ehm.. ehm.. dieci minuti e sono li ok?” Li conosco i suoi dieci minuti. sono come quelli delle donne: 20, 30, un’ora. ” sai una cosa? rimani li, ti raggiungo io quando ho cenato!” gli rispondo. ” Ma.. ma… ma.. sei sicura?” mi chiede. ” Certo! Tanto ormai non ha più importanza” ho risposto. ” Cosa non ha più importanza? cosa c’è?” mi chiede. ” Nulla, avevo solo preparato la cena, pulito la casa, messo le candele… dai non ti preoccupare! venti minuti e sono li bels!” Gli ho detto io ( ci tengo a precisare che il BELS gliel’ho detto in italiano). Chiusa la chiamata, ho preso il tablet: ho scattato foto a tutta la stanza, al tavolo con il cibo ben posizionato nei piatti. Ho mangiato. Mi sono lavata i denti, ho ripassato il trucco, sistemato il vestito. Ho messo il tablet nella borsa. Ho preso le chiavi, sono uscita di casa. Sono passata per Tran Phu, Le Duan e sono arrivata allo Studyhalley. Lui era li con tutti i suoi amici. Senza neanche degnarlo di uno sguardo, sono andata a salutare i miei ex studenti che mi hanno fatto una gran festa. Ho parlato un po’ con loro e poi ho cercato Tung con lo sguardo. Si vedeva che era un po’ perso. Bene. Sono andata da lui e con nonchalance e assoluta calma ho detto: “Oh ciao! Vuoi vedere le foto della cena?” E lui: ” euh… si?” Ho tirato fuori il tablet, e gli ho fatto vedere tutte le foto: “carino vero? vedi ho preso le candele, poi sono andata a prendere da mangiare in quel posto buono dell’altra volta.. ho preso anche le patatine da KFC! e la birra e la coca anche se non dovresti berla..” Lui era evidentemente a disagio.” Si molto.. mi dispiace, davvero. Possiamo farlo un’altra volta?” mi ha chiesto. ”

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    “Ovvio che no! Adesso basta Tung oi. (Oi è l’appellativo che si usa qui per chiamare le persone. Em Oi è per le persone più giovani, Anh oi, per quelle più vecchie ma di qualche anno, Chi Oi per le donne più vecchie, Ong oi per gli uomini più vecchi e infine Bà per rispetto a quelli proprio più vecchi). Ti posso parlare due minuti?”

    Ci siamo allontanati dal gruppo e gli ho detto tutto. Che non poteva continuare a trattarmi così. Non sono una bambola che aspetta che lui faccia i suoi comodi e poi vada, forse, da lei. Siamo insieme solo da un mese e un po,’ ma è stato veramente presente solo nelle prime due settimane in cui nulla era ufficiale. Che cacchio è successo nel frattempo? Io sono sempre stata abituata ad essere al primo posto nelle mie relazioni, e tutti i miei ex, eccetto per uno o due, mi hanno sempre trattato benissimo e con rispetto. Non sono di certo venuta in Vietnam per farmi cominciare a  trattare di merda!

    Le sue scuse sono state: no non è vero, sei te che pensi sempre che non me ne freghi di te, io sono sempre stato così, è un mio problema bla bla bla bla bla bla bla bla bla.

    Finito, ho preso e sono tornata a casa.

    Mezz’ora dopo mi arriva un messaggio: mi dispiace dai, non ti arrabbiare.

    Il cacchio!! Sono serissima questa volta.

    Adesso, mentre scrivo, è il giorno dopo. Sono le due del pomeriggio e non ho pranzato. Non ho fame. Ha appena smesso di piovere. Ho spostato la poltrona davanti al balcone, questa mattina, e ho osservato la pioggia venire giù a scrosci e oscurare la vista del lago. Le uniche anime, la mia e quella del vecchio in camicia bianca come i suoi capelli e i pantaloni corti blu. Sta sempre seduto sul terrazzo, osserva le persone che passano, la pioggia quando cade, i fiori del vicino che perdono i petali. Mastica sempre uno stuzzicadenti. Ha osservato anche me, andare e venire da casa, ridere con Tung e salutarlo la sera. Mi sta osservando anche ora, mentre scrivo, seduta qui, musica triste che esce dal tablet. I piedi umidi di pioggia perchè li ho tenuti fuori dalla porta.

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  • Ricominciare da me

    Okkay.. finalmente un respiro di sollievo! Questa è la prima settimana di pausa che ho da circa un mesetto: non devo più lavorare le mattine e ho mezza giornata libera tutti i giorni adesso! Perchè? Il progetto di Jobs Activity al quale mi sono dedicata nelle ultime tre settimane, è appena terminato e finalmente posso dormire e riprendermi in mano. è arrivato il momento: come tutti voi sapete, sono una che pensa fisso. Ed il mio ultimo pensiero è stato quello di trovare il modo di ricominciare da zero, ricominciare da me. Mi sono lasciata andare, sia fisicamente che psicologicamente; sopraffatta dagli eventi della vita non ho avuto tempo di ascoltarmi, capirmi, coccolarmi. E quindi, come è normale che accada, ho avuto un crollo emotivo non indifferente: è una settimana che piango senza apparente motivo, e senza neanche riuscire a frenare le lacrime che vengono giù da sole, mentre mi pettino, chatto, mi vesto. A volte essere donna è esasperante.. non trovate anche voi? Tutti sti ormoni, sti sentimenti, sti pensieri…madonna mia! Il clou l’ho avuto proprio ieri e adesso vi spiegherò il motivo:

    Mercoledì mattina, sveglia alle 9.00, orario più che decente e meritato. Decido di andare a correre, fare un po’ di esercizio (è un punto fondamentale del mio piano “riprendiamoci in mano”), tornare a casa, prepararmi e andare da Anh. Invece, alle 9.10 Jack, un volontario di Projects Abroad, mi chiama al telefono: “Hey, hum.. good morning.. how are you? hum.. just want to tell you that your girl is in the hospital right now, with me and other 10 kids”

    Il mio cuore si è fermato per un secondo: “What the hell! why she’s in the hospital???” Ho chiesto aggrappandomi al cellulare. “Cause she needs adenoids operation as all the children in the orphanage, now I am here since 6 am this morning.” Mi ha risposto Jack.  “God. Ok, don’t do anything, 10 minutes and I am there. Just give me the name of the hospital please” Sono riuscita a dire mentre correvo giù per le scale del mio palazzo.

    Tempo di uscire il motore dal garage che ricevo il messaggio di Jack con l’indirizzo:Behn Vien Da Khoa, 29 Han Thuyen, Hai Ba Trung. è vicino a casa mia, perfetto!

    In 15 minuti sono lì: alla reception spiego il motivo della mia visita, ma nessuna delle due ragazze presenti parla inglese. Ogni volta che ho un’emergenza, chissà perchè tutti si scordano l’inglese. Ed io non so come comunicare, il mio vietnamita si limita ancora a poche frasi.

    Chiamo Jack che mi dice di rimanere lì, mi viene a prendere. Dopo 0.2 secondi, lo vedo arrivare, camice e cuffia. “Hey, your girl is not here anymore, she came back cause doctors said she still has pneuomonia so they can’t do the operation”. Cosa? La polmonite? ancora? ma quando? Non aveva nessun sintomo l’ultima volta che l’ho vista! ” Ok, thank you very much Jack. Can I come to see the other kids before going to Bo De?” Ho chiesto. Jack mi ha portato al sesto piano, dove, nelle due camere principali, dieci bambini dell’orfanotrofio, stavano sdraiati, mogi, mogi, nei loro rispettivi letti, troppo bianchi, troppo inamidati, rispetto a quelli dell’orfanotrofio. Una delle nannies era lì con suo figlio. è una mia amica ed è una ragazza dolcissima; la saluto in vietnamita e lei mi risponde contenta che inizi a parlare la sua lingua. Faccio il giro dei letti, saluti i piccoli e poi torno al parcheggio, pago il custode e mi dirigo in orfanotrofio.

    In pagoda, migliaia di persone gironzolano tra i giardini e nelle camere. Ci deve essere qualcosa di speciale in corso; non mi piace quando ci sono così tante persone, davvero. D’istinto, mi metto a correre per raggiungere la camera di Anh il più in fretta possibile. Quando arrivo, la nanny mi fa una gran festa. E Anh è li, i capelli sempre più lunghi, lei sempre più grande ogni volta che la vedo. Appena sente la mia voce, gira la testa verso di me, lancia un gridolino, scavalca un bimbo sdraiato accanto a lei, si arrampica sulla testata del letto e porge le manine nella mia direzione. La mia bambina, la mia piccolina. Anche se non passo più molto tempo con lei, mi riconosce sempre, vede sempre in me, la sua Me, la sua mamma. Rimaniamo abbracciate per dieci minuti buoni, in silenzio, lei che si aggrappa alle mie braccia, io che le accarrezzo la testolina. Una volta staccate, chiedo informazioni alla nanny riguardo alla polmonite, ma non mi sa dire un granchè. Allora decido di andare da Hue, la manager: voglio portarla a casa e guarirla una volta per tutte. Ma Hue mi dice che ho bisogno del permesso del capo monaco che è troppo occupato a causa della festa. Chiamo Sally, la mia ex capa e chiedo se può aiutarmi. Mi dice di andare in ufficio da lei nel giro di mezz’ora.

    Una volta in ufficio ho discusso con Sally riguardo a come ottenere il permesso dal monaco nello stesso giorno, ma insieme siamo giunte alla conclunsione che in quel momento era proprio impossibile.

    Poi, non so come, siamo finite a parlare del posto vacante come Assistant Manager in Porjects Abroad che lei lascerà a fine ottobre quando il suo contratto terminerà. E mi ha detto che sarei perfetta per quel posto. Ho rivisto il mio vecchio sogno di lavorare nel mondo della cooperazione e dello sviluppo, farsi luce nelle ombre del mio futuro. Abbiamo parlato per un po’, e ci siamo messe d’accordo che le avrei mandato il mio cv, la cover letter e che lei avrebbe scritto una lettera di raccomandazione per me. Non potevo crederci. Incredibile come arrivino le cose. Proprio ora, che il mio lavoro non va più bene, ecco che arriva un’altra opportunità,migliore, quella che ho sempre desiderato. E ancora una volta, è Anh che mi porta al cambiamento. è lei, l’elemento chiave, quello che muove le cose. Incredibile.

    Al lavoro dicevo, non va più bene perchè , la mil mio capo, nonchè la mia prima vera amica qui ad Hanoi, da quando ha deciso di ingrandire il suo business, trasformando il club in un centro di Lingua Inglese, è cambiata completamente. Pensa solo ai soldi ed improvvisamente, trova che il mio modo di insegnare non sia più consono e abbia falle da tutte le parti. Da quasi un mese, si comporta proprio come una stronza con me, sia sul lavoro che sulla vita personale: non perde occasione per umiliarmi davanti ai miei studenti, prendermi in giro e criticare il mio modo di insegnare. Non so perchè tutto sia cambiato così, in un attimo, ma stranamente tutto è coinciso con l’arrivo del mio ragazzo. Conosco le donne, lo sono io stessa, perciò so che nel suo nuovo comportamento, oltre ad un leggero malessere personale, c’è anche un po’ di gelosia. E fa male, perchè insieme abbiamo passato dei momenti bellissimi e adesso, non riusciamo più a connetterci sullo stesso piano.

    Poi, è arrivato il tifone. Ieri sera e non ha ancora smesso. Molte strade di Hanoi, come Tran Phu e Le Duan sono quasi completamente allagate. Ma la pioggia non mi ha fermato ;-) mi sono alzata alle dieci (sì, sto recuperando tutte le mie ore di sonno), mi sono preparata e sono andata al Bookstorm vicino a casa mia. Sotto la pioggia scrosciante, ho scelto un libro. Saranno due mesi che non ne compro uno. Ho fatto scivolare le dita sulle copertine dei libri ordinatamente riposti negli scaffali e mi sono lasciata guidare fino alla mia scelta. Un romanzo su due sorelle, un’artista e una suffragetta, nell’Inghilterra del 1914. Mia sorella adesso sobbalzerà sul letto. Già Silvs!

    Sono riuscita a trovare un taxi e mi sono fatta portare al cafè per expats, Puku. Mi sono concessa un hamburger e patatine con mocaccino come dessert e ho iniziato il mio libro. Ahhhh questa si che è vita! 20130808_140234_resized 20130808_140243_resized

    Poi, però, è arrivata l’ora del dovere: sono dovuta andare in ospedale per controllare la mia pelle. Da un mese mi gratto a sangue e le croste formano delle macchioline marroni che ho sparse per i piedi, la parte bassa delle gambe e le mani.  Sospetto sia di nuovo scabbia. L’avevo già presa in aprile ma pensavo di averla debellata.

    All’ospedale francese di Hanoi, una dermatologa mi ha visitata e ha confermato la mia diagnosi. Ho di nuovo la scabbia! Accidenti… per 150 euro (3.100.000 vnd) ho pagato visita e medicine e la dermatologa mi ha dato tutte le istruzioni e persino un permesso scritto di portare Anh a casa mia per guarirla dalla scabbia (perchè a questo punto ce l’ha anche lei) e la polmonite. Quindi nel male direi che è andata bene!

    Questo è quanto è successo in quest’ultima settimana. Più o meno :-) Mi sto riprendendo, davvero. Curerò la scabbia, riporterò la mia pelle alla normalità, perderò un po’ di peso, mi rilasserò, cambierò lavoro e forse anche casa. Risparmierò soldi. Ricomincerò da me.

     

     

  • Abituarsi a vivere in un altro mondo

    Mi sono presa la mattinata libera, perchè queste ultime settimane sono state troppo pesanti e il mio corpo mi ha dato un ultimatum prima di farmi impazzire del tutto.

    Così, adesso sono a casa, è mezzogiorno, ho fame ma sono troppo pigra per vestirmi e andare a prendere qualcosa; comunque sia, Tung dovrebbe arrivare tra un paio d’ore e porterà sicuramente qualcosa cucinato da sua mamma.

    Oggi vorrei parlare di tante cose, ma non so esattamente da dove iniziare.. è una di quelle giornate nostalgiche, nelle quali si inizia a rimuginare sulla vita e non la si smette fino a sera. Su cosa rimugino? Mah.. millemila coseee! come direbbe qualcuno.

    Il fatto è che ultimamente mi manca molto la mia famiglia e le mie amiche giù, a Rimini. Mi mancano le cose che conosco da sempre, le abitudini che avevo prima. In momenti di sconforto come oggi, mi manca mia sorella che mi dice: “hey, vieni in camera mia che parliamo e cazzeggiamo un po’ Els” e quando vado c’è la musica dei Mumford and Sons in sottofondo, lei stesa sul letto a mettersi lo smalto o a disegnare Vishnu sul muro. Mi manca il ” post-confessioni” che consisteva immancabilmente in una carrellata di cavolate dette a raffica e in una minuziosa ricerca di foto di Jared Leto per lei e Choi Siwon per me. facebook_1938534552_resized

    Mi mancano i sabati pomeriggi invernali, quando la 500 bianca della Vali arrivava nel mio parcheggio, seguita da un suo squillo sul mio telefono. Mi mancano le nostre chiacchierate al bar di Rivabella, bevendo un Montebianco. E i nostri “viaggi mentali” in macchina, con la musica a tutto volume.

    Mi mancano i miei libri, i miei amatissimi libri, che sono ancora lì, nella libreria della mia camera, e vorrei tanto averli qui adesso, anche se non ho tempo per rileggerli o leggerne di nuovi.facebook_-955340887_resized

    Quando sono venuta qui in Vietnam per la prima volta, avevo pianificato di rimanerci solo 3 mesi per completare il mio internship; poi sarei tornata a casa, avrei pianificato il prossimo viaggio, avrei cercato lavoro. Invece ho incontrato Anh ed è cambiato tutto. Per lei ho interamente trasformato la mia vita, me stessa. Mi sono trasferita in questo paese così diverso dal mio, così difficile da capire, persino per me, che in Asia, mi sono sempre sentita a casa. In sei mesi mi sono dovuta abituare a tantissime cose e ho dovuto imparare a farle mie, a farle diventare “normali”: prendermi cura di una bambina, imparare a fare “la mamma part-time”; trovare un lavoro, gestire gli orari, i diversi modi di pensare, di lavorare che hanno qui. Ho dovuto imparare a guidare nel traffico di Hanoi, a comprare da mangiare al mercato, a non farmi fregare dai tassisti. Ho messo da parte il mio sogno di lavorare per una NGO. Mi sono fatta nuovi amici. Ho mangiato e assaggiato di tutto: verdure di tutti i tipi (per me un grande passo), sangue raggrumato, interiora di pollo, grilli. 20130729_184534_resized20130731_113438_resizedfacebook_2094562079_resized

    Ho trovato un ragazzo, e sono stata ( e lo sono ancora) sottoposta a tutti i test possibili e immaginabili da parte della sua famiglia: come mi prendo cura di mia figlia, quanti soldi guadagno, se sono abbastanza carina, quanto sono abituata alla vita in Vietnam, quanto sono devota alla famiglia, se parlo vietnamita, se potrò essere una buona moglie, una buona madre, una buona nuora. E nonostante tutto, scoprire che chiamano ancora l’ex ragazza di lui “daughter in law”.

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    A volte, tutto questo diventa più grande di me e mi sento persa.