Archive for agosto 1st, 2013

  • Abituarsi a vivere in un altro mondo

    Mi sono presa la mattinata libera, perchè queste ultime settimane sono state troppo pesanti e il mio corpo mi ha dato un ultimatum prima di farmi impazzire del tutto.

    Così, adesso sono a casa, è mezzogiorno, ho fame ma sono troppo pigra per vestirmi e andare a prendere qualcosa; comunque sia, Tung dovrebbe arrivare tra un paio d’ore e porterà sicuramente qualcosa cucinato da sua mamma.

    Oggi vorrei parlare di tante cose, ma non so esattamente da dove iniziare.. è una di quelle giornate nostalgiche, nelle quali si inizia a rimuginare sulla vita e non la si smette fino a sera. Su cosa rimugino? Mah.. millemila coseee! come direbbe qualcuno.

    Il fatto è che ultimamente mi manca molto la mia famiglia e le mie amiche giù, a Rimini. Mi mancano le cose che conosco da sempre, le abitudini che avevo prima. In momenti di sconforto come oggi, mi manca mia sorella che mi dice: “hey, vieni in camera mia che parliamo e cazzeggiamo un po’ Els” e quando vado c’è la musica dei Mumford and Sons in sottofondo, lei stesa sul letto a mettersi lo smalto o a disegnare Vishnu sul muro. Mi manca il ” post-confessioni” che consisteva immancabilmente in una carrellata di cavolate dette a raffica e in una minuziosa ricerca di foto di Jared Leto per lei e Choi Siwon per me. facebook_1938534552_resized

    Mi mancano i sabati pomeriggi invernali, quando la 500 bianca della Vali arrivava nel mio parcheggio, seguita da un suo squillo sul mio telefono. Mi mancano le nostre chiacchierate al bar di Rivabella, bevendo un Montebianco. E i nostri “viaggi mentali” in macchina, con la musica a tutto volume.

    Mi mancano i miei libri, i miei amatissimi libri, che sono ancora lì, nella libreria della mia camera, e vorrei tanto averli qui adesso, anche se non ho tempo per rileggerli o leggerne di nuovi.facebook_-955340887_resized

    Quando sono venuta qui in Vietnam per la prima volta, avevo pianificato di rimanerci solo 3 mesi per completare il mio internship; poi sarei tornata a casa, avrei pianificato il prossimo viaggio, avrei cercato lavoro. Invece ho incontrato Anh ed è cambiato tutto. Per lei ho interamente trasformato la mia vita, me stessa. Mi sono trasferita in questo paese così diverso dal mio, così difficile da capire, persino per me, che in Asia, mi sono sempre sentita a casa. In sei mesi mi sono dovuta abituare a tantissime cose e ho dovuto imparare a farle mie, a farle diventare “normali”: prendermi cura di una bambina, imparare a fare “la mamma part-time”; trovare un lavoro, gestire gli orari, i diversi modi di pensare, di lavorare che hanno qui. Ho dovuto imparare a guidare nel traffico di Hanoi, a comprare da mangiare al mercato, a non farmi fregare dai tassisti. Ho messo da parte il mio sogno di lavorare per una NGO. Mi sono fatta nuovi amici. Ho mangiato e assaggiato di tutto: verdure di tutti i tipi (per me un grande passo), sangue raggrumato, interiora di pollo, grilli. 20130729_184534_resized20130731_113438_resizedfacebook_2094562079_resized

    Ho trovato un ragazzo, e sono stata ( e lo sono ancora) sottoposta a tutti i test possibili e immaginabili da parte della sua famiglia: come mi prendo cura di mia figlia, quanti soldi guadagno, se sono abbastanza carina, quanto sono abituata alla vita in Vietnam, quanto sono devota alla famiglia, se parlo vietnamita, se potrò essere una buona moglie, una buona madre, una buona nuora. E nonostante tutto, scoprire che chiamano ancora l’ex ragazza di lui “daughter in law”.

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    A volte, tutto questo diventa più grande di me e mi sento persa.