traffico di bambini a Bo De
Eccomi, finalmente, con l’articolo che avevo annunciato qualche giorno fa su fb :-)
anche questa volta, c’è moltissimo da scrivere, perchè le cose accadute sono veramente tantissime e alquanto ” scottanti”: il fatto è che, come dice il titolo, devo parlarvi delle recenti notizie che hanno sconvolto l’orfanotrofio di Bo De, ancora una volta: non so se vi ricordate, ma avevo scritto in passato e parecchie volte, che avevo sempre avuto qualche sospetto a riguardo, soprattutto dopo il rapimento del western baby nel maggio 2013 da parte della madre biologica. Ormai sapete già tutti quali leggi regolano Bo De e forse l’ennesima notizia sui giornali che denunciano una vendita di bambini orfani non dovrebbe più stupirci così tanto… invece la morsa che mi ha attanagliato lo stomaco, il tremore nelle mani e la sensazione orribile di impotenza che mi hanno invaso completamente, sono le stesse che ho provato ogni qualvolta la vita dei bimbi di Bo De e soprattutto, quella della mia bambina, sono state messe in pericolo. Ma devo procedere con ordine in modo da farvi capire meglio:
qualche giorno fa, la mia amica Mi, mi ha scritto su facebook chiedendomi se avessi letto gli articoli di giornale che denunciavano la scoperta di un traffico di bambini orfani all’orfanotrofio. All’inizio non mi sono spaventata più di tanto, perché notizie del genere sono apparse molto spesso sui siti web o sui giornali online e, per la maggior parte delle volte, non si sono trovati riscontri o prove concrete, anche se, ripeto, il sospetto che a Bo De accadessero cose del genere, c’è sempre stato. Ma questa volta è tutto vero: un bambino era stato venduto per davvero, non si sa da chi e soprattutto, cosa più allarmante per me e per tutti gli ex volontari, non si sapeva quale bambino fosse stato venduto.
Appena ricevuta la notizia da Mi, ho scritto sulla pagina facebook di Projects Abroad Vietnam ( l’associazione per la quale ho lavorato e collaborato), ma senza ricevere alcuna risposta. Allora ho letto tutti gli articoli di giornale che riuscivo a trovare e nei quali c’era scritto che, in seguito alla scoperta del traffico, l’orfanotrofio veniva chiuso e i bambini trasferiti insieme agli anziani e agli indigenti. quando e dove non si sapeva.
In preda al panico, ho chiamato l’ufficio italiano dell’associazione, ma neanche loro sapevano nulla, anzi, siccome già che c’ero, ho riportato anche tutti i casi passati di presunte violenze sessuali, di tentativi di omicidio, di altri rapimenti e di abusi in generale, la dipendente di PA con la quale stavo parlando, si è immediatamente messa sulle difensive, dicendomi che le accuse che stavo rivolgendo all’associazione erano molto gravi e avevo bisogno di provarle, dandole tutti i messaggi privati che mi ero scambiata con gli altri volontari e scrivendo un report ufficiale di quello che dicevo.
io ho risposto che non stavo accusando nessuno ma stavo solo dicendo la verità e cioè che a Bo De accadevano e accadono questo tipo di cose e che l’associazione PA non è intervenuta, a mio parere, come avrebbe dovuto intervenire una ONG che collabora con istituzioni del genere e che si trova a gestire situazioni di urgenza\emergenza.
Da questa prima mail, n’è derivata una conversazione più o meno accesa, alternata dalle notizie che, per fortuna, ricevevo giornalmente da una ex volontaria tedesca, mia amica, che era tornata ad Hanoi qualche settimana prima, per visitare la piccolina che ha adottato, Bridget ( ricordate? la bimba cieca che avevano trovato sotto il ponte di Lang Bien).Per fortuna, c’era lei, che mi aggiornava costantemente su tutti i movimenti dei bambini, e, guarda caso, nessuna delle cose che mi diceva, coincidevano con quello che mi scriveva la dipendente dell’associazione.
Secondo quanto riportato dalla mia amica, lei, insieme all’insegnante della scuola dell’orfanotrofio, sono state le uniche a rimanere sul posto per cercare di scoprire dove il governo avesse deciso di mandare i bambini, mentre nessuno di PA si era fatto vedere. Le voci dicevano che avrebbero mandato tutti i bambini a Ba Vi, una provincia a due ore da Hanoi, dove è ubicato un orfanotrofio molto grande.
Ma ancora non si sapeva quale bambino fosse stato venduto.
Immaginate la mia frustrazione nell’essere qui, impotente, senza sapere quale bambino mancava, dove avrebbero portato gli altri e soprattutto, nel leggere e nel vedere il modo in cui PA stava cercando di ignorare l’ansia e la preoccupazione dei volontari che continuavano a chiedere informazioni.
Mentre la dipendente dell’ufficio italiano mi scriveva che i bambini erano ancora a Bo De, la mia amica sul posto, mi diceva che erano stati trasferiti nella mattina di domenica.
Insomma, ho passato tre giorni di inferno.
Poi, finalmente, mentre le polemiche e lo scambio di mail tra me e PA Italia continuava, ho ricevuto la notizia più bella di tutte: la maggior parte dei bambini era tornata a Bo De (non si sa perchè o come, cosa che mi spaventa quasi di più) e fra essi, c’era anche Anh. La mia amica mi ha scritto che stava bene, era solo un po’ confusa da tutto quanto stava succedendo, ma era sana e salva.
Ancora adesso, mi tremano le mani mentre scrivo. la paura che ho provato, la rabbia per le insabbiature, il desiderio di correre da lei, di riprenderla fra le mie braccia di cullarla..
Per questo ho deciso di anticipare la partenza di quasi un mese, e partirò fra dieci giorni. Starò in Vietnam per un mese e poi, volerò in Nepal, perché oltre ad Anh, c’è anche il mio progetto, come sapete, che sta andando avanti molto bene, per fortuna.
Comunque sia, questo è quello che è successo negli ultimi 5 giorni. Se volete leggere gli articoli di giornale che riportano quanto accaduto, basta che googlate ” BO DE LATESTS NEWS.” in un articolo, c’è anche una foto di Anh con un altro bambino :-))))