• Il regalo più bello per il secondo compleanno di Anh

    Anh in braccio ad una volontaria.. come vedete, è sempre la stessa! ^^

    Ciao a tutti, di nuovo!
    questo è il primo articolo che scrivo dopo il mio ritorno definitivo dal Vietnam circa 7 mesi fa. sono solo 7 mesi, ma sembra un’eternità.. vero?
    comunque, prima di cominciare, vorrei dare il bentornato a me e a tutti voi, che avete seguito le mie vicende strampalate per quasi un anno . vi devo ringraziare ( e ho già ringraziato molti di voi), per il vostro sostegno virtuale e fisico che avete dimostrato a me e ad Anh.
    quando ho iniziato a scrivere questo blog, la mia intenzione principale era quella di tenere aggiornati i miei famigliari, allarmati dal fatto che avessi deciso di tenere con me una bambina vietnamita orfana, capitata per caso fra le mie braccia, un piovoso e stranamente freddo giorno ad Hanoi. invece, quello che è venuto fuori, è stato un vero e proprio diario, seguito (con mia grandissima sorpresa) da molte persone che si sono riviste in me ed Anh, che hanno vissuto le stesse cose o che semplicemente, hanno imparato ad amare la mia piccolina attraverso i miei racconti. E lasciatemi dire quanto io sia fiera e contenta di questo e del vostro sostegno. Un giorno, quando Anh sarà grande, le racconterò tutto, e forse, sarà lei a ringraziarvi personalmente in futuro!

    Ora, dopo questa lunghissima premessa, direi che è ora di cominciare a scrivere il primo articolo del secondo capitolo di “La mia esperienza in Vietnam per la mia bambina”. Il primo ” capitolo” è finito in modo tragico, con me deturpata fisicamente ed emotivamente, allontanata a forza, ma per il mio bene, da Anh e dal Vietnam.
    Ma come tutte le saghe che si rispettino, o come la vita stessa, ci sono più capitoli e alla fine il bene, trionfa sempre sul male, giusto?
    Ecco, questo dunque è il secondo capitolo, quello in cui il bene comincia a farsi strada e a trionfare.
    Un piccolo aggiornamento sui personaggi principali del primo capitolo dei quali, non sentirete più parlare d’ora in avanti, ma dei quali mi sembra giusto raccontarvi la fine, prima della loro uscita di scena ;-)
    Tung, il mio ex- ragazzo, continua la sua vita di 0 impegni e dolce far niente, passando da una relazione all’altra di breve durata con ragazze esclusivamente straniere e di passaggio.
    Lena, invece, beh, a lei è tornato tutto indietro: tre mesi fa, sono stata aggiunta ad una chat su facebook ( lo sapete che oggigiorno i conti si regolano esclusivamente sul web), nella quale la sua migliore amica, quella famosa, quella che Lena usava per fare pubblicità al centro di lingua, aveva invitato oltre a me, anche altri amici di Lena tra i quali, quelli che (sempre secondo Lena) avevo osato chiamare amici quando invece erano i suoi e che in verità erano solo mie conoscenze ( per chi si stesse chiedendo quanti anni ha Lena per fare queste scenate, ne ha 27) e nella quale, per farla breve, ha denunciato tutti i soprusi subiti da Lena durante gli anni. Così facendo lei, ha perso la sua più cara amica ed una grossa fetta di pubblicità per il suo centro.

    Ora, per davvero, comincio:
    oggi è il secondo compleanno di Anh e sebbene abbia attraversato dei momenti di sensi di colpa e di tristezza per non essere lì con lei in questo giorno speciale, il pensiero che dall’anno prossimo, non me ne perderò più uno finché entrambe saremo in vita, mi consola alla grande. sì, perché è questo il REGALO PIÙ GRANDE che posso fare alla mia bambina: il mio trasferimento, sicuro al 90% per l’anno prossimo!!!

    è una notizia bomba, lo so, e ancora stento a crederci io stessa: ma la fortuna è girata dalla mia parte, sotto le forme di una donna, Barbara Monachesi, capo progetti di Casa Nepal, un progetto di cooperazione internazionale che aiuta le donne vittime di violenze e sole al mondo, in Nepal per l’appunto. Barbara lavora per APEIRON un’associazione internazionale che ha sede legale a Cesena e che è attiva da diversi anni. l’ho incontrata per caso e le ho parlato del mio progetto di aiutare le donne vietnamite con lo stesso problema, nato dalle mie esperienze vissute accanto alle ragazze in orfanotrofio ed in particolare, alla ragazzina che ha partorito quando vivevo in pagoda. Ricordate?
    Ebbene, Barbara ha deciso di sposare il mio progetto, non solo come individuo ma anche come Associazione. proprio domenica scorsa, è stato presentato al Consiglio di Apeiron, dove è stato accolto positivamente e così…il mio sogno sta per avverarsi!!
    lavorerò come capo progetto in Vietnam per una ong internazionale, con un gran cuore ( non solo quello di Barbara ma anche quello degli altri membri che ho conosciuto), proprio come ho sempre voluto. E vivrò insieme ad Anh, di nuovo.
    è un progetto grosso e impegnativo, ma che se funziona, mi porterà a vivere ad Hanoi per molti anni. ma non temete, ho una nuova consapevolezza, un nuovo modo di vedere e accogliere le cose che arrivano, frutto di 7 mesi di lavoro su me stessa. perciò, ora, sono pronta.
    la deadline per la presentazione scritta del progetto è il 30 agosto ed io darò il massimo. Non posso ancora scrivere niente al riguardo, e per il momento posso darvi solo alcune anticipazioni dei miei spostamenti:
    il 4 ottobre partirò per Hanoi e finalmente rivedrò Mi ed Anh ( il solo pensiero mi fa commuovere): potrò abbracciarla e toccarla di nuovo, come facevo una volta.
    lavorerò ad Hanoi per due settimane, seguendo la schedule time che Barbara mi aiuterà a fissare, di incontri preparatori per il progetto. Inoltre, girerò anche un documentario illustrativo che sarà presentato alle raccolte fondi che organizzerò con l’aiuto di APEIRON una volta tornata in Italia. per questo compito, ho contattato un mio vecchio amico di Seoul, conosciuto nel famoso viaggio in Corea di tre anni fa e che sembra, abbia accettato. In tal caso, dopo Hanoi, volerò alla volta della mia amata Corea (già, è sempre lì, nel cuore e nella mente) dove terminerò insieme a lui il documentario e approfitterò per visitare Geumsan, il paese nel quale la vera me è nata. infine, volerò da Barbara, a Kathmandu ed inizierò il mio periodo di formazione per essere preparata al meglio quando il progetto verrà implementato ad Hanoi.
    Dire che sono contenta, emozionata, incredula.. è dire poco.
    però… SONO TORNATA!!

    Anh in braccio ad una volontaria.. come vedete, è sempre la stessa! ^^

    Anh in braccio ad una volontaria.. è la foto-regalo di una ex-collega dell’associazione. come vedete sta benissimo ed è sempre la stessa!

  • Far away.. nhé

    Quindi…
    Ho lasciato scorrere il tempo, prima di scrivere, ancora una volta. Il problema è che non ho molto da scrivere adesso.. chi abita o ha abitato all’estero per un po’ di tempo e poi torna qui, a Rimini, può capire il mio stato d’animo.
    Cerco di non buttarmi giù, di non pensare troppo ai cosiddetti “tempi che furono”, e il più delle volte ci riesco, provo ad adattarmi a questa realtà dormiente che prende il nome di Rimini e la desolazione generale che scaturisce dai suoi tombini, dalle strade vuote ( a parte via coletti, quella è sempre trafficata), da due centri commerciali identici fra loro, dagli annunci di lavoro deprimenti e dal silenzio che fa impazzire e che neanche l’aria di mare che respiro nelle mie passeggiate solitarie degne di un finale alla Nicholas Sparks, riesce a spazzare via.

    Cerco di inventarmi una realtà tutta mia: a volte, mi immagino di essere “in licenza” per recuperare le forze dopo un anno impegnativo; altre, semplicemente, trasporto la mia realtà di prima, in questa di adesso: un giorno, sono andata al caffé pascucci, ho preso un mocaccino ( quello che prendevo di solito all’Highland Coffee) e mi sono seduta in un tavolino; ho tirato fuori, tablet, quaderno degli appunti e libro di coreano e ho fatto finta di essere proprio all’Highland o al Paris Baguette, intenta a preparare una lezione o a discutere di business plans con Mi. Allora mi è venuta voglia di parlare con lei e le ho mandato un messaggio vocale su Zalo, la chat che usavamo. Ma quando le persone intorno a me, mi hanno sentito parlare in inglese, hanno cominciato a guardarmi come se fossi un’aliena, sbirciando tra i miei appunti e cercando di capire che diavolo stessi facendo.
    Oi gioi oi…

    Anh mi manca terribilmente, così come Mi, ma so che sta bene e ho ricevuto una sua fotografia scattata ieri da una mia amica che è ancora lì. Vorrei averla con me, adesso.. vorrei vederla giocare con i figli di mia cugina e scartare i regali con loro. Vorrei vedere il suo broncio ancora una volta.
    Spero solo che questi mesi passino in fretta e che riesca veramente a tornare nella mia parte di mondo..

    Qualcuno ha consigli da darmi per fare scorrere il tempo più velocemente?

  • così.. questa è la fine?

    Eccomi qui, di nuovo a scrivere, questa volta da Rimini. Sono tornata a casa. Per la terza volta nhé! Però a quanto pare, quest’ultima, sembra essere definitiva.
    Beh, che dire? è sempre brutto dire addio alle cose e alle persone. Credo che tutti voi l’abbiate sperimentato almeno una volta nella vita, giusto? Per fortuna mia, la maggior parte dei miei addii non sono mai stati definitivi e così anche quelli al Vietnam, ad Anh, a Mi, sono solo un “arrivederci”, un ” tam bièt”.
    Anche se fa male, come ho già scritto nel mio ultimo post su Facebook in diretta da Hanoi, il mio animo è leggero. Perché so che questa volta, non perderò nessuno, come mi è già successo in passato, e la mia ferita di abbandono non si è riaperta. So che Mi, rimarrà sempre la migliore amica con la quale ridere e inventarsi nuove cavolate ogni giorno, Anh, resterà sempre la mia piccola bimba,forte e coraggiosa come solo lei sa essere. E che Hanoi, rimarrà sempre la città caotica, incoerente, vibrante di energia nella quale ho vissuto i dieci mesi più significativi del mio ” percorso esistenziale”.

    Che cosa farò adesso?? Beh, qualche idea ce l’ho, ma è tutto un gran punto interrogativo:
    innanzitutto, è da un po’ che penso di trasformare questo blog in un libro, magari da pubblicare proprio in Vietnam.. sarebbe fantastico! che dite? Ho iniziato a riscrivere tutto agli inizi di Agosto, come mezzo di sfogo e per riacquistare la calma. Vediamo che cosa salta fuori!

    Poi, vorrei continuare a lavorare nel mondo delle ONG; per me, è questa la mia strada. Voglio fare questo.
    Ma sembra essere molto difficile al momento, perciò ho deciso di guadagnare due anni di tempo, prendendo un master, che potrebbe facilitarmi le cose nel campo lavorativo. Ho guardato un po’ su internet e, ancora una volta, la Corea mi è saltata agli occhi, questa volta come paese ospitante una delle cinquanta università migliori al mondo, per l’indirizzo politico e sociale. L’università in questione è la Kyung Hee University e il master sarebbe quello di Peace Studies. Programmone: professori con un passato nelle NGOs, stages al ministero degli esteri, in sedi di NGOs e così via. F.A.V.O.L.O.S.O
    Il costo non è proibitivo e l’anno comincerebbe a settembre, quindi ho il tempo per trovarmi un lavoro in modo da pagarmi gli studi.. ma anche questo è un grande scalino! quindi, se qualcuno di voi avesse suggerimenti o amici che cercano un impiegato, vi prego, messaggiatemi!

    Ah, prima di terminare l’articolo di oggi, ci tengo a dire che non ho nessuna intenzione di chiudere il blog, anche se le mie esperienze in Vietnam, al momento sono finite.

    Mi piacerebbe moltissimo se continuaste a seguirmi nhé! :-)))

    allego qui, il blog di Mi che ha iniziato da poco e nel quale potrete trovare i nostri video imbarazzanti e farvi due risate! www.midoan.blog.com

    Ciaoo!!!!

  • l’ultima settimana. terzo, quarto equinto giorno.

    È martedi mattina, sono le 10, quasi, e sono seduta ad un tavolino di Paris Baguette, sorseggiando the, invece del mio solito Mocha latte. Questo repentino cambiamento è dovuto al fatto che domenica notte sono stata cosi male come non mi succedeva da tempo; vi risparmio i particolari su quali malattie io abbia sofferto, ma diciamo che non è stato altro che uno sfogo psicologico: domenica, infatti è stata una giornata un po’ particolare, che ha segnato in modo piuttosto indelebile, questo ritorno. Vediamo di raccontarla al meglio: la mattina mi sono svegliata abbastanza tardi, dato che sabato sera me l ero spassata bellamente insieme a Mi, Ngan e qualche amico, fra cui il G-dragon vienamita ( G-dragon è un cantante coreano, fra i miei preferiti), al The Bank, un locale favoloso in Hai BA Trung street. Siccome Mi,si è ubriacata abbastanza da farsi venire a prendere da AD, mi ha lasciato il motorino ed io ne ho approfittato per portare mia zia in giro per la città: il west lake, Xa Dan street, kim Mã, đoi can, la mia vecchia casa nella quale ho vissuto da volontaria e persino il Cung, alias lo studyhalley. Questa ultima tappa in particolare, mi ha fatto tremare un po’ le gambe. Infine l’ ho portata alle Vincom Tower, in BA trieu street, dove abbiamo pranzato al Saint Honoré, il ristorante francese dove mi portava sempre il businessman inglese.
    Verso le tre, ho lasciato mia zia in appartamento e sono corsa da Mi. Siamo rimaste un’oretta a fare le nostre solite cavolate e poi sono dovuta correre al Royal city dove avrei douto incontrare il mio studente, quello ricco, di dieci anni e la sua mamma. Per un mese mi ha tormentato chiedendomi di vederci perchè gli mancavo e sinceramente anche io avevo voglia di rivederlo! Ma quando sono arrivata al Royal City, scambiati i saluti di ricorrenza con sua mamma e scattato un po’ di foto, lei se ne è andata e mi ha lasciato da sola con suo figlio. Cioè, non so se mi spiego… tipo apputamento. E il ragazzino era nervoso come ci si aspetta di essere ad un primo appuntamento. Ma che cacchio?! Non sapevo cosa fare.. cosi gli ho hiesto cosa volesse fare lui: cosa si fa di pomeriggio con un bambino di dieci anni? Cinema? Gelato? No, lui voleva andare alla sala giochi. Cosi ci siamo andati. Ho pagato io eh.. e a dirla tutta mi sono divertita un casino! Abbiamo giocato a quei videogames tipo street fighter, siamo stati sulle autoscontro… poi gli è venuta fame ed è voluto andare al Lotteria, il fast food coreano: abbiamo ordinato pollo fritto e patatine e.., ha pagato lui.
    Come è finita? Lui se ne è andato su un taxi ed io sono tornata da Mi.
    Mi dispiace, ma per noi, non c è futuro.
    Potete immaginare la faccia e le risate di Mi quando le ho raccontato tutto: in dieci minuti sono diventata lo zimbello della famiglia! -.-”tutte a me capitano, non c’è nulla da fare.

    Poi è arrivato AD. E credo che i miei dolori di stomaco siano iniziati in quel momento: stavamo parlando della possibilità per Mi di venire in Italia a fare un summer course di Fashion Design che potrebbe aiutarla molissimo neella sua carriera, quando lui ha comiciato a dirle che è impossibile, che costa troppo, che non c è futuro, che dovrebbero sposarsi invece…
    Per la prima volta da quando lo conosco, gli ho tenuto testa: ho risposto e rovesciato tutte le sue tesi e le sue opinioni, ma vedevo che avevano avuto comunque effetto sull’umore di Mi.
    In quel momento l’ho proprio detestato. Di un odio profondo. Credo sia stato il fatto che mi abbia proprio buttato in faccia tutte le cose che odio di questo paese: la pigrizia, la mancanza di fiducia nelle cose e nelle persone, i tradimenti cosi facili, l’ambiguità, il rapporto scorretto tra uomo e donna. Tutte cose che ho vissuto. Tutte cose che mi hanno ferito nel profondo. Tutte cose sulle quali devo lavorare.
    E come ciliegina sulla torta, proprio mentre stavo andando via, è arrivato Tung: ogni volta che siamo nella stessa stanza, un imbarazzo gelido si instaura fra noi e riempie l’aria e tutti gli angoli. E ogni persona presente lo avverte.

    Lunedì, l ho passato a letto. A pensare e a dormire.
    Sono convinta che il mio tempo ad Hanoi, sia davvero scaduto. Ho vissuto questi dieci mesi al pieno delle mie possibilită, con tutta me stessa. Ho preso e dato, tutto quello che potevo prendere e dare.
    Riguardo ad Anh, so che molti fra voi saranno delusi o si arrabbieranno per la mia scelta. Ma sappiate che non la sto abbandonando. Non è un addio il nostro. Ho avuto modo di osservarla in questi giorni: è un po’ triste dirlo, ma si è abituata alla sua condizione. Ed è forte. Lo vedo. Può farcela. Può aspettarmi.

  • il ritorno. l’ultima settimana. secondo giorno

    Questa mattina mi sono “svegliata” dopo aver dormito per due ore( alla fine i ricordi sono finiti e il sonno ha potuto prendere il suo posto), ho accompagnato mia zia a prendere una brioche alla mia pasicceria di fiducia, in una traversa di chau long street, proprio attaccato a casa mia e le ho fatto dare un primo tour della città: la cittadella imperiale in hoang dieu street, il palazzo presidenziale e il mausoleo e poi l’ ho portata al mio negozio preferito, antiq in dien bien phu. Man mano che le mostravo le strade, i luoghi e gli angoli he ho frequentato nell’ultimo anno, altri ricordi hanno preso il sopravvento:
    ‘Oh guarda! È qui che mi hanno fermato quei poliziotti del cavolo!’
    ‘Questo negozio invece è dove ho fatto più shopping in tutta la mia vita, mi ci ha portato Mi’. Per ogni foto che scattava mia zia, io avevo un anneddoto da raccontarle.
    È strano, come i ricordi possano trasformare la realtà vero? Insomma, mentre parlavo, mi sembrava he Hanoi fosse la città più bella nella quale avessi mai vissuto e che persino le cose che non ho mai sopportato e che mi facevano uscire di testa ( come la gente che non sa guidare, lo smog, l’umidità, i tassisti che fregano, le persone che mi hanno imbrogliato) siano diventate ormai, dei teneri e divertenti pezzi per il mio museo di memorie.
    Verso le undici, la proprietaria dell’appartamento ê vwnuta a riscuotere i soldi dell’affitto e io le ho annuciato che questa, sarebbe stata l ultima settimana per me, nell appartamento. Ormai si metteva quasi a piangere e non credo fosse per i soldi perhê la mia penale se l è presa comunque.
    Quando se ne è andata, mia zia ed io ci siamo guardate attorno e abbiamo cominciato ad impacchettare le mie cose. Abbiamo riempito sei sacchi di vestiti da dare alle ragazze dell’orfanotrofio e un altro sacchetto con i vestiti vecchi di Anh. Quando ho preso e ripiegato tutte le tutine, e i calzoncini, non ho resistito e tra le lacrime, ne ho messi un paio in valigia: il vestitino giallo che indossava quella volta allo zoo, la tutina bianca con le coccinelle che le avevo comprato da H&M e quella che con la scritta “born in the year of dragon”.

    E poi sono andata all’orfanotrofio. E sono corsa da lei. E lei mi ha guardata, con il suo solito broncio, come se all inizio non capisse chi fossi, per poi scavalcare un bambino e con mia grande sorpresa, scendere da sola dal letto e venire CAMMINANDO da me. Proprio come nel sogno che ho fatto due giorni prima di partire. La mia bimba aveva imparato a camminare nel frattempo. Senza di me. E questo mi rende doppiamente fiera perchè è una bambina più forte dei suoi coetanei ‘normali’.
    Siamo rimase abbracciate tutto il tempo. Poi verso l ora di pranzo, ho condiviso il pasto con le nannies, seduta sul pavimento della camera, con Anh ancora saldamente attaccata alla mia pancia.

    Dopo l’orfanotrofio, ho portato mia zia al PAris BAguette, dove io e Mi ci incontravamo sempre per discutere di lavoro e parlare di cavolate varie. E per tradizione ê proprio quello che abbiamo fatto: una stupidaggine dietro l altra, senza fine, per disgrazia di mia zia che ha perso il filo dopo dieci minuti.
    Dopo Paris BAguette, ha seguito il Korean restaurant, sempre come tradizione, dove ci siamo abbuffate di bibimpap. Però niente da fare,a mia zia l asiatico non piace.
    Infine siamo salite allo studio e li c erano tieu bao, Ad e Gizmo che stavano filmando una clip.proprio come sempre.

    La sera, mia zia ha dato forfait ed io invece sono uscita con Mi e gli altri! Siamo andati prima a bere qualcosa nella stradina dove ci sono solo bar, nel centro storico, e della quale, putualmente, non mi ricordo il nome; poi io,Mi ed Ad siamo andati al Dragonfly 2.0: io e Mi ci siamo sedute al banco del bar mentre Ad ha cominciato a fare i suoi numeri di magia alle persone che riempivano il locale.
    Mi sono guardata intorno: dio, mi sentivo cosi bene! Mi ed io, vestite bene, che facciamo follie, le risate con i ragazzi, il pomerigio speso con Anh. La mia vita nella sfavillante, confusionaria, contradditoria, viva città di Hanoi. E come la città, anche io mi sento viva. E sfavillante. E confusionaria. E contradditoria.

  • il ritorno. l’ultima settimana. primo giorno

    Eccomi tornata nella cittá piú pazza del mondo!
    Dopo un volo interminabile ( non capisco perchè mi riesce sempre più difficile sopportare di stare seduta per 14 ore di fila) io e la mia accompagnatrice (nientepopodimenoche mia zia PAtty), superati i soliti controlli, recuperati i nostri bagagli e preso un taxi grazie al quale ho dovuto rispolverare i vocaboli viet che non uso da due mesi, siamo arrivate al mio appartamento.
    Ora, come ormai avrete tutti capito, sono una persona abbastanza emotiva e che si fa perendere molto, forse troppo, da ogni cosa, ogni singolo momento che vive; perciò perdonatemi se questo articolo vi sembrerà troppo melenso e nostalgico.
    Dunque, dov’ero? Ah si,a me e mia zia davanti alla porta automatica ( lentissima) del mio appartamento: bene, appena ho preso in mano il mazzo di chiavi dopo 60 giorni precisi… mi ê venuto da piangere. E le lscrime sono scese ancora di più quando ho salito le scale fino al 4 piano, ho aperto la porta e ho rivisto il mio letto, la scrivania con i miei documenti e le agende di lavoro, i miei libri, il boudoir con le migliaia di creme, la cucina con la macchina per il riso al vapore e tutti i miei vestiti, giacca coreana in primis, nel mio armadio.
    ” I am back baby oi” ho salutato.
    Mentre mia zia si rinfrescava e si guardava in torno, ho chiamato Mi.
    ” Mi oiiiiii!!!! I am back nhé!! I am here in my apartment!” Ho urlato quando lei ha risposto alla chiamata.
    Le urla altrettanto forti di Mi, mi sono arrivate due secondi dopo.
    Dio mio, non ci potevo credere. Sentirla al telefono, dirle che in un’ora sarei stata da lei, nella sua casa in thanh xuan district, come una volta… mi ha esaltato!

    I can’t believe I am texting you to ur phone. Mi mi ha scritto subito dopo la chiamata.

    In un’ora precisa, mi sono fatta la doccia, vestita, sistemato alla bell’è meglio la faccia, messo tutto nella borsa, compreso il mio tablet, che è tornato alla vita con la copertura wifi CHE QUI HO OVUNQUE, ho preso le chiavi e sono uscita. Dato che il motorino è ancora rotto, ho dovuto prendere il taxi.
    Esaltatissima per il fatto di ricordarmi ancora il vietnamita, ho detto baldanzosa al tassista:
    ” xin chào Anh. Em muổn đi Royal City!”
    Siccome non mi ricordo mai come si chiama la via di Mi, una volta arrivata al Royal City, devo sempre dare le indicazioni sul momento, per arrivarci.
    Una volta scesa dal taxi, mi guardo intorno. Dio, questo posto. Casa di Mi, non è solo la sua, ma è anche casa di Tung.
    Menre venivo qui, non ho pensato al fatto che avrebbe potuto esserci anche lui oggi. Ho guardato l’orologio: 12.30. Si deve essere a casa.
    “Ti prego, fa che sia in camera sua, fa che sia in camera sua.”
    Imbocco il vicolo, saluto la signora che sta sempre seduta in un angolo e che mi ha fatto una festa incredibile e arrivo al portone. Busso. Vedo un’ombra che arriva ad aprirmi. La porta si apre e mi trovo di fronte a Tung. Facce sconvolte, la mia e la sua.
    “Oh hi” dico.
    “Oh hi! How are you? ” mi dice lui sorridendomi.
    Che? Mi parla adesso? Per fortuna con lui c è anche T-fresh, uno dei nostri amici, il mio preferito rra i ragazzi di Halley crew. Ero felicissima di vederlo!
    Abbiamo parlato un po’ e poi ho chiesto dove fosse Mi e lui mi ha detto che era di sopra, in camera. Ho fatto le scale saltando i gradini e ho aperto la porta della camera e Mi era propeio li, mani davanti alla bocca e occhi sgranati.
    Siamo scoppiate a ridere come delle sceme in preda all’emozione e ci siamo gettate l’una nelle braccia dell’altra.
    ‘You’re hereeeeee!!!’ Continuava a ripetere Mi.
    Quando ci siamo calmate, ho potuto darle tutti i regali che avevo comprato per lei. E lei mi ha dato il vestito che aveva fatto per me. :) la adoro!
    Il pomeriggio è stato una sorpresa per me: io e Mi siamo andate al cinema. Con T-fresh. E Tung. Ma che cacchio..?
    La farò molto breve subquesto punto: dopo il cinema siamo andati a bere trà đà al nostro solito posto in ba trieu street. E per tutto il tempo durante il quale siamo stati insieme, Tung ha cercato di parlarmi, facendomi domande, mostrandomi dei video del suo lavoro… ed io me ne sono altamente fregata. Che soddisfazione!
    Verso sera ho recuperato mia zia e l ho portata a mangiare insieme ai miei amici, al gecko, un ristprante nell’old quarter, per turisti.
    Vedere di nuovo tutti i miei amici è stato semplicemente fantastico!
    Di notte, invece, non sono riuscita a dormire. Ero troppo esaltata dal mio ritorno. Ho cercato di concentrarmi sul sonno ma poi ho lasciato che i ricordi prendessero il sopravvento su di lui. Uno ad uno, tutti i momenti, belli e brutti, sono arrivati alla mente prima, ed ai miei occhi poi; ho visto me ed Anh passeggiare lungo Truc Bach, i pomeriggi pigri allo studio con Mi e gli altri, il braccio di Tung sulla pancia mentre la luce dell’alba riempie l’appartamento.

  • Dai, riprendiamoci!

    Sono passati dieci giorni dal mio momento di autodesolazione. Ora, posso dire che mi sto riprendendo, piano, piano. Sarà l’aiuto delle mie amiche, mia sorella e mia mamma, il fatto di aver scoperto che posso cucinare asiatico e mangiare davanti ad un canale coreano che ho trovato su sky, proprio come faccio ad Hanoi oppure le droghe biologiche\bioritmiche\bachiane che sto assumendo con una foga da vera e propria addicted, ma mi sento meglio.

    Ho persino avuto dei contatti più o meno importanti per possibili collaborazioni lavorative: durante la fiera del turismo qui a Rimini, ho visitato due stand provenienti da Hanoi, del quale uno, proprio ubicato vicino a casa mia.
    Nel primo, c’erano un uomo straniero, una donna ed un ragazzo viet, più un uomo, sempre viet ma dall’aria distintissima, come solo un viet che viaggia tanto o che è molto ricco, può avere.
    Mi sono rivolta a lui, salutandolo:
    - Xin Chào Ban!-
    Lui, dapprima ha fatto la faccia sconvolta, tipica degli asiatici quando sentono uno straniero parlare la loro lingua, poi ha ricambiato il saluto:
    - Come mai parli vietnamita?- mi ha detto in un perfetto italiano. Era il mio turno di fare la faccia sconvolta. Dopo aver salutato gli altri ” Xin chao chi, Xin chao Anh”,ho raccontato tutta la mia storia al signore e all’uomo straniero ( rivelatosi italiano) che nel frattempo si era avvicinato.
    I due erano entusiasti! Ed io, lo ero più di loro.Per farla breve, mi hanno chiesto i contatti perchè, a quanto pare, hanno bisogno di gente nuova per ingrandire il loro business.
    Che facciamo, ci speriamo?!

  • Euh..

    Quindi, eccomi. è già passato un mese da quando sono tornata in Italia. ed è un mese che non scrivblog. Probabilmente vi sarete quasi dimenticati dell’esistena di questo giornale di bordo!. Forse non ho scritto perchè a bordo non mi ci sento più. Credo di essere scesa da qualche parte e di non essermene accorta. Ed adesso, sto cercando ri risalire ma i bordi della nave sono liscissimi e senza un appiglio e non ho assoultamente idea di dove sia la scaletta. Quindi sono in acqua, a bagno in un oceano immenso e la barca è proprio accanto a me, ferma, immboile, che aspetta solo che io salga. Solo che non so come si fa. Esattamente come i protagonisti di quel film horror osceno, avete presente?

    Mi vergogno un po’ a scriverlo e a confidarmi con voi, ma so che se aggiornassi il mio blog solo quando mi capitano cose belle, sarei una falsa ed esso perderebbe tutto il significato che per me. O che ha per voi.

    Il fatto è che mi sono persa, gente. Persa nel senso vero e proprio della parola: on so più quale sia la mia direzione.

    CIoè sono tornata a Rimini per potermi riprendere dalle fatiche e dallo stress post-Vietnam, proprio come un soldato in licenza. Volevo godermi la gioia di rivedere la mia famiglia e di ridere con mia sorella e le mie amiche. Per poche settimane, due, forse tre.

    Ed invece sono qui da 28 giorni già. Adesso sono seduta su uno scoglio in mezzo al mare con il cielo girgio ed un unico gabbiano che mi gironzola attorno. Mi faccio un po’ ridere a dirla tutta!

    Ovviamente, lo scoglio non è proprio in mezzo al mare, ma a qualche metro dalla riva e collegato alla spiaggia da una serie di altri scogli, ma se guardo solo a destra non vedo altro che il mare grigio-blu, pulitissimo, come solo d’inverso sa essere e mi sento proprio come se fossi Tomi Hanks in Castaway, quando è sulla zattera prima di perdere Wilson.

    Sto dilagando comunque. è ora di dirvi perchè sono così giù e depressa: prima di tutto, come già sapete, non lavoro più come insegnante, ma questa non è una cosa tanto negativa, perchè avevo perso la voglia di insegnare già da un po’.

    Ho iniziato a mandare cvs a tutte le ONG possibili, ma nessuno mi ha mai risposto. Strano perchè chiedono tutti una persona che conosca Inglese e Francese, che abbia esperienza nell’insegnamento e nel volontariato. Mi pare che siano tutte qualità che compaiano anche nel mio profilo. Cos’è che non va quindi? La mia filosofia di pensiero mi ha sempre rassicurato, dicendomi che se nessuno ancora mi aveva invitata ad un colloquio è perchè non è il lavoro giusto per me, che il mio destino è un altro, che il lavoro perfetto deve ancora arrivare.

    Allora mi sono data da fare con il mio progetto, che mi piacerebbe tra l’altro, condividerlo con voi. Ce l’ho in mente già da un po’: voglio istituire una struttura di accoglienza per ragazze madri, donne abusate ed ex prostitute; una struttura nella quale possano sì, trovare rifugio, ma anche ricevere l’educazione che manca loro e un job’s training, per tutti quei lavori che non necessitano di un diploma, quali sarta, cameriera, nanny etc. In questo modo, queste donne potrebbero rifarsi una vita, essere integrate nuovamente nella società, mantenere i loro figli invece di abbandonarli e stare lontano da gravidanze indesiderate.

    Questo sarebbe il mio gran progetto. La mia massima aspirazione nella mia vita professionale. Ma per farlo ci vogliono i soldi. Così, sono andata in cerca di finanziamenti: ho mille idee su come trovare i soldi ed ho persino ricevuto qualche sì entusiasto, ma sembra già essere volato via, chissà dove.

    E allora mi viene da mandare a quel paese tutto. E qundo sono triste, amareggiata e abbattuta (come adesso), penso sempre alla Corea. Sempre. E così, di getto, scrivo mail e mando cvs a tutte le ong coreane, ma anche a loro, sembra che io non vada bene.

    Nelle vite precedenti devo avere fatto sicuramente qualcosa di terribile e ossere stata una stronza maledetta se adeso mi capitano queste cose.

    Nel massimo della mia autocommiserazione mi viene da dire a me stessa e all’universo karmico, che mi piego al mio destino  di sfigata e sconterò la pena di una vita di disastri professionali e amorosi, se questo aiuterà a chiudere il cerchio. Magari nella prossima vita, la mia anima riuscirà ad avere tutto quello che ho sempre voluto io.

     

    Basta così per oggi, credo di avervi depresso abbastanza. Mi dispiace! Ma come ho detto, se non scrivessi anche di questo, non sarei onesta e pensereste che il massimo del dramma che mi sia capitato, sia aver scoperto le conversazioni su facebook di un ex ragazzo vietnamita e della sua nuova fidanzata emo.

  • Autumn in Hanoi

    Allora, prima di tutto, devo aggiornarvi sulla questione dei bambini disabili di Bo De, ora che so che posso scrivere. Come ho già detto la storia è questa: La mia vecchia associazione aveva organizzato il trasferimento di circa sei o sette bambini disabili dell’orfanotrofio da quest’ultimo ad un centro specializzato per persone disabili qui ad Hanoi, in modo tale da provare a recupare alcune delle loro menomazioni fisiche. Li hanno visti partire con i taxi. Fin qui tutto ok.

    Il giorno dopo invece, hanno chiamato il centro per sapere come stavano i bambini, e il responsabile di tale centro, ha risposto di non sapere niente di nuovi arrivi.

    La mia associazione ha chiamato immediatamente la pagoda chiedendo spiegazioni e il capo monaco ha risposto dicendo che i bambini erano stati trasferiti all’orfanotrofio di Ba Vi per volontà governativa. Cioè il governo ha come rapito i bambini praticamente.

    Quindi “la mia missione” prima di tutto è stata quella di dover  trovare delle informazioni riguardo alle possibilità che possiamo avere per riportarli a Bo De.

    Quindi mi sono letta il codice civile vietnamita e ho trovato cose abbastanza interessanti. Poi ho chiesto al babbo di Tung aiuto. è stata una persona abbastanza importante nell’esercito e si sa che qui governo e milizia vanno di pari passo. Anche lui mi ha dato informazioni molto utili. Mi ha detto che il governo deve avere mostrato dei documenti ufficiali nei quali si richiede tale trasferimento. E Bo De Pagoda in quanto guardiana dei bambini, avrebbe dovuto proteggerli. Ma si sa che qui, le leggi sono un optional.

    Ho dato tutte le informazioni a Sally e insieme abbiamo deciso il da farsi. Lei partirà per Ba Vi questa settimana. Io la prossima.

    Ed ora le cose di tutti i giorni: ieri mattina ho portato il mio cv, cover letter and reccomendation letter agli uffici dell’Unesco e dell’Unicef. Ci spero, davvero tanto. voglio lavorare in questo campo. Assolutamente! Poi ho spedito altri quattro cvs e domani mattina andrò in altri 3 posti a portare tutti i documenti di persona. Speriamoooo!!!!!

    Ieri sera invece, tutti avevano voglia di uscire: programma della serata, Bar Betta. Ma Mi doveva farsi i capelli prima, quindi ci siamo dati appuntamento alle 9.30 dal parrucchiere per andare via tutti insieme una volta che Mi avesse finito.

    Come è finita? Siamo rimasti dal parrucchiere fino all’una e mezza.. a fare festa. Solo ad Hanoi si riesca ad organizzare un party dentro ad un negozio! Spero che le foto di ieri mi arrivino presto così posso metterle…

    Mentre tornavo a casa, si è alzato il vento e ha iniziato a spiovigginare. Era un vento diverso, fresco. E dentro al vento, profumo di autunno.

    Finalmente.

     

     

  • Lavori in corso sul mio cammino

    è sabato e tiro un sospiro di sollievo..

    Sono rimasta in silenzio per quasi una settimana, perchè tantissime cose sono successe, ancora. Di nuovo. Non posso di certo dire che la mia vita è noiosa, me lo ripeto sempre. Solo che a continuare così, invecchierò prima del tempo, lo so!

    Comunque, bando alle ciance (ho sempre desiderato usare questa espressione), iniziamo!

    Tre giorni fa, Lena, mi ha licenziato. Ehhhh già! Finita la mia lezione delle nove, mi ha chiamato in privato e mi ha dato la notizia: le motivazioni sono state abbastanza blande: non ho più i requisiti per insegnare ad OMG (dopo che l’ho aiutata a creare OMG) alcuni studenti potrebbero parlare male del centro a causa delle mie lezioni etc. Queste le ragioni ufficiali. Le ragioni ufficiose invece? Da un paio di mesi, lo sapete, i miei rapporti con lei si erano deteriorati parecchio, e non vedeva l’ora di farmi fuori. Ma va bene così, se non l’avesse fatto lei, l’avrei fatto io, magari però dopo essere stata sicura di avere un altro lavoro sotto mano.

    Quindi adesso sono rimasta con le sole lezioni ai bambini. Ma non mi sono persa d’animo. Anzi, ad essere sincera, sono felicissima. Non ne potevo più di insegnare in quel posto e forse la mia insofferenza ha davvero inciso sulle mie lezioni..

    Adesso sono finalmente libera di dare via alla ricerca del mio vero lavoro: nella cooperazione internazionale.

    Come prima cosa, ho mandato una mail a Sally, la Project Manager, dicendole che adesso avevo tempo a disposizione per aiutare l’orfanotrofio o lei.

    Poche ore dopo, lei mi scrive dicendomi che per mesi aveva cercato di trovare un lavoro a due ragazzi dell’orfanotrofio, Phuc e Son, rispettivamente uno affetto da sindrome di down e l’altro schizzofrenico e con ritardi mentali, ma senza successo. Il mio nuovo compito quindi, era quello di cercare informazioni su possibili posti di lavoro per loro. Beh, un compito abbastanza arduo, direi.

    Ho iniziato facendo ricerche su associazioni per persone con sindrome di down.Ma come sospettavo, non ce n’è neanche l’ombra in Vietnam, o comunque, ad Hanoi.

    Quindi mi sono messa a pensare a quali lavori potrebbero fare due ragazzi così: di sicuro, lavori manuali, che non richiedono competenze specifiche e che siano facili da eseguire, come guardiano di motorini, cleaning stuff…

    Ho fatto una lista dei posti che conoscevo già, pianificando di andarci nei giorni seguenti.

    Poi, due giorni fa, stavo andando in bici al lavoro: ero nettamente in anticipo anche perchè avevo preso la scorciatoia per la Doi Can. In quella via c’è un bar-ristorante per expats, gestito da vietnamiti, l’été. Ne ho già parlato ricordate? Era il luogo di ritrovo di Benji e i miei amici francesi..

    Ci passo davanti e un’idea mi balena nella mente: perchè no? Così faccio dietro front, parcheggio la bici, entro e ci trovo proprio la proprietaria. Le chiedo se ha un minuto per me, lei mi dice di si. Ci sediamo ad un tavolino e le racconto tutto. Quando abbiamo finito di parlare, avevo trovato il lavoro per i due ragazzi.

    Non potevo crederci!!!!! Cacchio ci ho messo meno di una settimana!!!

    Eccitatissima, chiamo Sally e le dico tutto: lei è più eccitata di me. Ci mettiamo d’accordo di tornare qui per ulteriori chiarimenti verso l’ora di pranzo e approfittarne per mangiare uno dei loro favolosi hamburgers.

    Il giorno dopo, quindi, incontro Sally al bar. Insieme, parliamo con la proprietaria e viene fuori che ci sono altri posti disponibili, magari per le ragazze dell’orfanotrofio.

    Sally non smette di complimentarsi con me ed io sono finalmente fiera di me stessa. per la prima volta dopo tanto tempo. Cacchio, è questo quello che so fare. è questa la mia passione, il mio obiettivo, quello per cui ho studiato tanto e mi sono fatta il c… per 4 anni di università. è questo il motivo per il quale sono venuta qui, in questo paese.

    Ma la mia autocelebrazione finisce presto perchè la faccia di Sally si rabbuia in un battibaleno.

    ” Ti devo dire cos’è successo all’orfanotrofio..” a quelle parole mi si raggela il sangue nelle vene.

    ”  I volontari non lo sanno, lo sa solo Jack e te tra poco.” Inizia dicendomi.

    “Che cacchio è successo?” Chiedo. Non so perchè ma inizio a sudare freddo.

    ” Una decina di bambini disabili sono stati trasferiti in un altro orfanotrofio, a Ba Vi. Ma non sapevamo nulla. Veramente dovevano andare in un centro per bambini disabili che avevamo trovato qui ad Hanoi, in modo da aiutare alcuni di loro a migliorare e a curare le loro menomazioni. Ma quando abbiamo chiamato il centro il giorno stesso nel quale i bambini sono partiti, ci hanno detto che non sapevano di nessun bambino arrivato da Bo De. Così abbiamo parlato con il capo monaco e lei ci ha detto che il governo ha deciso il trasferimento di quei bambini a Ba Vi. Ma quell’orfanotrofio è terribile, è uscito un articolo sulla Bbc proprio la scorsa settimana con le foto raccapriccianti scattate da un fotografo che ci ha fatto un servizio di denuncia…” Sally era ormai sull’orlo delle lacrime mentre mi diceva tutto questo, mentre io ero completamente pietrificata. Non sapevo cosa fare, cosa dire. Come muovermi.

    Ora non posso scrivere più di così, capitemi, un po’ per privacy, un po’ perchè ho sempre paura della censura o di cose del genere. anche se scrivo in italiano. non si è mai troppo cauti.

    Tutto quello che posso dire è che adesso ho un altro compito, quello di cercare informazioni sulle leggi a riguardo e trovare una possibile soluzione al problema.  Ho già smosso le mie conoscenze. La settimana prossima partirò per Ba Vi un paio di giorni con Sally e Jack per vedere se riusciamo a riprenderci i bambini.

    Nel frattempo, ho riscritto il mio cv e la mia cover letter e martedì, finite le vacanze in occasione della festa nazionale, andrò a portarlo di persona all’ufficio dell’Unicef e dell’Unesco.

    Ora so che posso farcela. Che sono realmente fatta per questo.

    P.s: Anh sta benissimo, anche se non vuole camminare!

    Vi terrò aggiornati sulla situazione dei bambini disabili.

    p.p.s: la grammatica di questo articolo è penosa… scusatemi! Ma sono troppo stanca e pigra per cambiarla.. ;-) perdonatemi nhé!