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  • novità su tutti i fronti

    trovare un titolo giusto per i miei articoli sta cominciandoad essere difficile e dopo un anno che scrivo e parlo di Hanoi e della mia vita qui, ho paura di cominciare ad essere ripetitiva e di non riuscire a trasmettere tutto quello che provo, vedo vivo, come prima. Il fatto che scriva con meno frequenza è sicuramente indice di più tranquillità e regolarità, nel senso che al momentla mia routine non è sconvolta da teatrali colpi di scena o imprevisti come l’anno scorso, ma è semplicemente.. routine. tutti i giorni mi alzo, incontro le associazioni locali, porto avanti i compiti della giornata, mangio con Mi ed i suoi genitori ( no Tung non c’è quasi mai, è sempre dalla sua futura moglie e quando siamo nella stessa stanza non alza mai gli occhi), vado in palestra con Loic un paio d’ore e ritorno al lavoro. La sera Mi ed io facciamo un giro con Elton e gli altri amici oppure stiamo tranquillamente a casa a guardarci un film coreano.

    In orfanotrofio purtroppo, ci sto andando molto di meno: le ragioni sono diverse; in primis c’è la lotta interna che sto vivendo sulla scelta migliore da fare per Anh: come ho scritto nell’articolo precedente, riabituarla a me e poi riandarmene per qualche mese per poi ritornare di nuovo, non è una buona idea per quel che riguarda lo stato psicologico della bambina. Inoltre, vederla, sapere che in fondo a sè stessa, sa chi sono, ma allo stesso tempo dovere tenere le distanze da lei, non poterla abbracciare e coccolare come facevo prima perchè è diventata così diffidente… fa molto ma molto male.

    anche oggi per esempio, quando sono arrivata, ci siamo guardate, lei con il suo solito visetto serio e quegli occhi così pieni di tutto, io, con le lacrime che lottavano per uscire (come sempre, quando arrivo a Bo De). ma non si è alzata per venirmi incontro, non ha urlato” Me!” come era solita fare ogni volta che sbucavo dalla porta della sua stanza.. e ogni volta è come un piccolo taglio nel mio cuore, nella mia anima.

    In più adesso, c’è l’infezione agli occhi che gira, e fra i 15 bambini che sono rimasti a Bo De, 10 l’hanno presa. con me stamattina c’era anche Xuan, l’insegnante della scuola dentro all’orfanotrofio. mi ha detto che lei continua a venire ogni giorno e che ha già comprato le medicine ma che non sono abbastanza. Mi ha anche detto che adesso il cibo comincia a scarseggiare e che lei stessa ha portato 6 polli e 2 sacchi di riso da casa per i bambini. mi farà una lista di tutte le cose che hanno bisogno così vedrò cosa posso fare. Non so quale ia la ragione, ma c’è qualcosa in quei bambini che mi fa venire voglia di combattere per loro, di proteggerli. di vederli crescere sani e forti. dopottutto, sono anche loro i miei bambini.

    un’altra novità è che il ragazzo della patente si è fatto vivo alla fine. Tommy, così si chiama, mi ha chiamato sabato sera per uscire. siamo usciti insieme a Mi, Elton e Loic, perchè era il compleanno di Mi. siamo stati molto bene insie, abbiamo persino avuto tempo di parlare.. e gli ho restituito la patente! lavora nel reparto logistico della Hundai. Suo padre ha un’azienda qui ad Hanoi, mentre sua mamma vive negli stati uniti dove lui stesso ha vissuto per 8 anni. Ah, è coreano comunque. :-)) domenica siamo andati a pranzo insieme e avremmo dovuto andare anche a cena ma il suo capo l’ha chiamato. ( sì  è vero non è una scusa nhe).

    vediamo che altro succederà con lui ;-)

    anh and me anh

  • Il regalo più bello per il secondo compleanno di Anh

    Anh in braccio ad una volontaria.. come vedete, è sempre la stessa! ^^

    Ciao a tutti, di nuovo!
    questo è il primo articolo che scrivo dopo il mio ritorno definitivo dal Vietnam circa 7 mesi fa. sono solo 7 mesi, ma sembra un’eternità.. vero?
    comunque, prima di cominciare, vorrei dare il bentornato a me e a tutti voi, che avete seguito le mie vicende strampalate per quasi un anno . vi devo ringraziare ( e ho già ringraziato molti di voi), per il vostro sostegno virtuale e fisico che avete dimostrato a me e ad Anh.
    quando ho iniziato a scrivere questo blog, la mia intenzione principale era quella di tenere aggiornati i miei famigliari, allarmati dal fatto che avessi deciso di tenere con me una bambina vietnamita orfana, capitata per caso fra le mie braccia, un piovoso e stranamente freddo giorno ad Hanoi. invece, quello che è venuto fuori, è stato un vero e proprio diario, seguito (con mia grandissima sorpresa) da molte persone che si sono riviste in me ed Anh, che hanno vissuto le stesse cose o che semplicemente, hanno imparato ad amare la mia piccolina attraverso i miei racconti. E lasciatemi dire quanto io sia fiera e contenta di questo e del vostro sostegno. Un giorno, quando Anh sarà grande, le racconterò tutto, e forse, sarà lei a ringraziarvi personalmente in futuro!

    Ora, dopo questa lunghissima premessa, direi che è ora di cominciare a scrivere il primo articolo del secondo capitolo di “La mia esperienza in Vietnam per la mia bambina”. Il primo ” capitolo” è finito in modo tragico, con me deturpata fisicamente ed emotivamente, allontanata a forza, ma per il mio bene, da Anh e dal Vietnam.
    Ma come tutte le saghe che si rispettino, o come la vita stessa, ci sono più capitoli e alla fine il bene, trionfa sempre sul male, giusto?
    Ecco, questo dunque è il secondo capitolo, quello in cui il bene comincia a farsi strada e a trionfare.
    Un piccolo aggiornamento sui personaggi principali del primo capitolo dei quali, non sentirete più parlare d’ora in avanti, ma dei quali mi sembra giusto raccontarvi la fine, prima della loro uscita di scena ;-)
    Tung, il mio ex- ragazzo, continua la sua vita di 0 impegni e dolce far niente, passando da una relazione all’altra di breve durata con ragazze esclusivamente straniere e di passaggio.
    Lena, invece, beh, a lei è tornato tutto indietro: tre mesi fa, sono stata aggiunta ad una chat su facebook ( lo sapete che oggigiorno i conti si regolano esclusivamente sul web), nella quale la sua migliore amica, quella famosa, quella che Lena usava per fare pubblicità al centro di lingua, aveva invitato oltre a me, anche altri amici di Lena tra i quali, quelli che (sempre secondo Lena) avevo osato chiamare amici quando invece erano i suoi e che in verità erano solo mie conoscenze ( per chi si stesse chiedendo quanti anni ha Lena per fare queste scenate, ne ha 27) e nella quale, per farla breve, ha denunciato tutti i soprusi subiti da Lena durante gli anni. Così facendo lei, ha perso la sua più cara amica ed una grossa fetta di pubblicità per il suo centro.

    Ora, per davvero, comincio:
    oggi è il secondo compleanno di Anh e sebbene abbia attraversato dei momenti di sensi di colpa e di tristezza per non essere lì con lei in questo giorno speciale, il pensiero che dall’anno prossimo, non me ne perderò più uno finché entrambe saremo in vita, mi consola alla grande. sì, perché è questo il REGALO PIÙ GRANDE che posso fare alla mia bambina: il mio trasferimento, sicuro al 90% per l’anno prossimo!!!

    è una notizia bomba, lo so, e ancora stento a crederci io stessa: ma la fortuna è girata dalla mia parte, sotto le forme di una donna, Barbara Monachesi, capo progetti di Casa Nepal, un progetto di cooperazione internazionale che aiuta le donne vittime di violenze e sole al mondo, in Nepal per l’appunto. Barbara lavora per APEIRON un’associazione internazionale che ha sede legale a Cesena e che è attiva da diversi anni. l’ho incontrata per caso e le ho parlato del mio progetto di aiutare le donne vietnamite con lo stesso problema, nato dalle mie esperienze vissute accanto alle ragazze in orfanotrofio ed in particolare, alla ragazzina che ha partorito quando vivevo in pagoda. Ricordate?
    Ebbene, Barbara ha deciso di sposare il mio progetto, non solo come individuo ma anche come Associazione. proprio domenica scorsa, è stato presentato al Consiglio di Apeiron, dove è stato accolto positivamente e così…il mio sogno sta per avverarsi!!
    lavorerò come capo progetto in Vietnam per una ong internazionale, con un gran cuore ( non solo quello di Barbara ma anche quello degli altri membri che ho conosciuto), proprio come ho sempre voluto. E vivrò insieme ad Anh, di nuovo.
    è un progetto grosso e impegnativo, ma che se funziona, mi porterà a vivere ad Hanoi per molti anni. ma non temete, ho una nuova consapevolezza, un nuovo modo di vedere e accogliere le cose che arrivano, frutto di 7 mesi di lavoro su me stessa. perciò, ora, sono pronta.
    la deadline per la presentazione scritta del progetto è il 30 agosto ed io darò il massimo. Non posso ancora scrivere niente al riguardo, e per il momento posso darvi solo alcune anticipazioni dei miei spostamenti:
    il 4 ottobre partirò per Hanoi e finalmente rivedrò Mi ed Anh ( il solo pensiero mi fa commuovere): potrò abbracciarla e toccarla di nuovo, come facevo una volta.
    lavorerò ad Hanoi per due settimane, seguendo la schedule time che Barbara mi aiuterà a fissare, di incontri preparatori per il progetto. Inoltre, girerò anche un documentario illustrativo che sarà presentato alle raccolte fondi che organizzerò con l’aiuto di APEIRON una volta tornata in Italia. per questo compito, ho contattato un mio vecchio amico di Seoul, conosciuto nel famoso viaggio in Corea di tre anni fa e che sembra, abbia accettato. In tal caso, dopo Hanoi, volerò alla volta della mia amata Corea (già, è sempre lì, nel cuore e nella mente) dove terminerò insieme a lui il documentario e approfitterò per visitare Geumsan, il paese nel quale la vera me è nata. infine, volerò da Barbara, a Kathmandu ed inizierò il mio periodo di formazione per essere preparata al meglio quando il progetto verrà implementato ad Hanoi.
    Dire che sono contenta, emozionata, incredula.. è dire poco.
    però… SONO TORNATA!!

    Anh in braccio ad una volontaria.. come vedete, è sempre la stessa! ^^

    Anh in braccio ad una volontaria.. è la foto-regalo di una ex-collega dell’associazione. come vedete sta benissimo ed è sempre la stessa!

  • Lavori in corso sul mio cammino

    è sabato e tiro un sospiro di sollievo..

    Sono rimasta in silenzio per quasi una settimana, perchè tantissime cose sono successe, ancora. Di nuovo. Non posso di certo dire che la mia vita è noiosa, me lo ripeto sempre. Solo che a continuare così, invecchierò prima del tempo, lo so!

    Comunque, bando alle ciance (ho sempre desiderato usare questa espressione), iniziamo!

    Tre giorni fa, Lena, mi ha licenziato. Ehhhh già! Finita la mia lezione delle nove, mi ha chiamato in privato e mi ha dato la notizia: le motivazioni sono state abbastanza blande: non ho più i requisiti per insegnare ad OMG (dopo che l’ho aiutata a creare OMG) alcuni studenti potrebbero parlare male del centro a causa delle mie lezioni etc. Queste le ragioni ufficiali. Le ragioni ufficiose invece? Da un paio di mesi, lo sapete, i miei rapporti con lei si erano deteriorati parecchio, e non vedeva l’ora di farmi fuori. Ma va bene così, se non l’avesse fatto lei, l’avrei fatto io, magari però dopo essere stata sicura di avere un altro lavoro sotto mano.

    Quindi adesso sono rimasta con le sole lezioni ai bambini. Ma non mi sono persa d’animo. Anzi, ad essere sincera, sono felicissima. Non ne potevo più di insegnare in quel posto e forse la mia insofferenza ha davvero inciso sulle mie lezioni..

    Adesso sono finalmente libera di dare via alla ricerca del mio vero lavoro: nella cooperazione internazionale.

    Come prima cosa, ho mandato una mail a Sally, la Project Manager, dicendole che adesso avevo tempo a disposizione per aiutare l’orfanotrofio o lei.

    Poche ore dopo, lei mi scrive dicendomi che per mesi aveva cercato di trovare un lavoro a due ragazzi dell’orfanotrofio, Phuc e Son, rispettivamente uno affetto da sindrome di down e l’altro schizzofrenico e con ritardi mentali, ma senza successo. Il mio nuovo compito quindi, era quello di cercare informazioni su possibili posti di lavoro per loro. Beh, un compito abbastanza arduo, direi.

    Ho iniziato facendo ricerche su associazioni per persone con sindrome di down.Ma come sospettavo, non ce n’è neanche l’ombra in Vietnam, o comunque, ad Hanoi.

    Quindi mi sono messa a pensare a quali lavori potrebbero fare due ragazzi così: di sicuro, lavori manuali, che non richiedono competenze specifiche e che siano facili da eseguire, come guardiano di motorini, cleaning stuff…

    Ho fatto una lista dei posti che conoscevo già, pianificando di andarci nei giorni seguenti.

    Poi, due giorni fa, stavo andando in bici al lavoro: ero nettamente in anticipo anche perchè avevo preso la scorciatoia per la Doi Can. In quella via c’è un bar-ristorante per expats, gestito da vietnamiti, l’été. Ne ho già parlato ricordate? Era il luogo di ritrovo di Benji e i miei amici francesi..

    Ci passo davanti e un’idea mi balena nella mente: perchè no? Così faccio dietro front, parcheggio la bici, entro e ci trovo proprio la proprietaria. Le chiedo se ha un minuto per me, lei mi dice di si. Ci sediamo ad un tavolino e le racconto tutto. Quando abbiamo finito di parlare, avevo trovato il lavoro per i due ragazzi.

    Non potevo crederci!!!!! Cacchio ci ho messo meno di una settimana!!!

    Eccitatissima, chiamo Sally e le dico tutto: lei è più eccitata di me. Ci mettiamo d’accordo di tornare qui per ulteriori chiarimenti verso l’ora di pranzo e approfittarne per mangiare uno dei loro favolosi hamburgers.

    Il giorno dopo, quindi, incontro Sally al bar. Insieme, parliamo con la proprietaria e viene fuori che ci sono altri posti disponibili, magari per le ragazze dell’orfanotrofio.

    Sally non smette di complimentarsi con me ed io sono finalmente fiera di me stessa. per la prima volta dopo tanto tempo. Cacchio, è questo quello che so fare. è questa la mia passione, il mio obiettivo, quello per cui ho studiato tanto e mi sono fatta il c… per 4 anni di università. è questo il motivo per il quale sono venuta qui, in questo paese.

    Ma la mia autocelebrazione finisce presto perchè la faccia di Sally si rabbuia in un battibaleno.

    ” Ti devo dire cos’è successo all’orfanotrofio..” a quelle parole mi si raggela il sangue nelle vene.

    ”  I volontari non lo sanno, lo sa solo Jack e te tra poco.” Inizia dicendomi.

    “Che cacchio è successo?” Chiedo. Non so perchè ma inizio a sudare freddo.

    ” Una decina di bambini disabili sono stati trasferiti in un altro orfanotrofio, a Ba Vi. Ma non sapevamo nulla. Veramente dovevano andare in un centro per bambini disabili che avevamo trovato qui ad Hanoi, in modo da aiutare alcuni di loro a migliorare e a curare le loro menomazioni. Ma quando abbiamo chiamato il centro il giorno stesso nel quale i bambini sono partiti, ci hanno detto che non sapevano di nessun bambino arrivato da Bo De. Così abbiamo parlato con il capo monaco e lei ci ha detto che il governo ha deciso il trasferimento di quei bambini a Ba Vi. Ma quell’orfanotrofio è terribile, è uscito un articolo sulla Bbc proprio la scorsa settimana con le foto raccapriccianti scattate da un fotografo che ci ha fatto un servizio di denuncia…” Sally era ormai sull’orlo delle lacrime mentre mi diceva tutto questo, mentre io ero completamente pietrificata. Non sapevo cosa fare, cosa dire. Come muovermi.

    Ora non posso scrivere più di così, capitemi, un po’ per privacy, un po’ perchè ho sempre paura della censura o di cose del genere. anche se scrivo in italiano. non si è mai troppo cauti.

    Tutto quello che posso dire è che adesso ho un altro compito, quello di cercare informazioni sulle leggi a riguardo e trovare una possibile soluzione al problema.  Ho già smosso le mie conoscenze. La settimana prossima partirò per Ba Vi un paio di giorni con Sally e Jack per vedere se riusciamo a riprenderci i bambini.

    Nel frattempo, ho riscritto il mio cv e la mia cover letter e martedì, finite le vacanze in occasione della festa nazionale, andrò a portarlo di persona all’ufficio dell’Unicef e dell’Unesco.

    Ora so che posso farcela. Che sono realmente fatta per questo.

    P.s: Anh sta benissimo, anche se non vuole camminare!

    Vi terrò aggiornati sulla situazione dei bambini disabili.

    p.p.s: la grammatica di questo articolo è penosa… scusatemi! Ma sono troppo stanca e pigra per cambiarla.. ;-) perdonatemi nhé!

     

  • Quello che non mi sarei mai aspettata di fare.

    Questa mattina sono andata in orfanotrofio per incontrare Nate: dovevamo approffondire il discorso riguardante la possibilità di vivere nella pagoda per potere stare più vicina ad Anh e fare abituare i monaci alla mia presenza e alle mie intenzioni. Ma la responsabile dell’orfanotrofio non c’era, perciò abbiamo rimandato tutto al pomeriggio. Ho chiamato la mia amica Trang e le ho chiesto se le andava di pranzare con me, così ci siamo date appuntamento per mezzogiorno all’Hoan Kièm Lake.

    Sono quindi tornata al quartiere vecchio e mi sono persa fra le sue stradine che sembrano tutte uguali. Davvero, anche se vivo qui da quasi quattro mesi, non riesco ancora a non perdere l’orientamento quando entro in questo labirinto di negozi per ang è turisti.

    Trang lè arrivata con un amico e siccome era già tardi (il mio appuntamento con Nate e la responsabile era all’una), abbiamo mangiato una cosa veloce e grassissima al KFC (Kentucky Fried Chicken). Trang mi ha raccontato le sue ultime novià, sul centro d’inglese, sulla sua università, ma soprattutto sui suoi numerosissimi tipi. Trang infatti, è corteggiatissima! Un po’ la invidio devo dire..

    All’una e qualcosa sono arrivata con Trang e l’amico al seguito, all’orfanotrofio. Mentre loro due facevano il giro delle stanze, io ho raggiunto Nate nella clinica.

    - Oh Alice, you are here!- mi ha salutato con il suo accento portoghese. -Let’s go to talk with Huen, c’mon- ha detto poi.

    Siamo saliti in quella che sarà la mia futura stanza ed ad aspettarci c’erano Huen e un uomo, anche lui responsabile. Ci siamo seduti in cerchio e le trattative sono iniziate.

    Nate mi aveva precedentemente detto che con loro potevo parlare in modo franco e sincero, così quando  mi hanno chiesto perchè avrei voluto trasferirmi lì, ho risposto:

    - lo sapete già, per adottare Khong Anh (nome scritto per bene). Pensate che ci siano possibilità?-

    Loro mi hanno soppesato con lo sguardo per qualche secondo:

    - Se tu resti qui, i monaci si abitueranno a te ed inoltre potrai stare più tempo con Anh, che è cosa buona anche per lei. Credo che ci possano essere delle possibilità che tu possa adottarla e sarebbe bellissimo per lei.-

    Io non potevo credere allle mie orecchie: solo il suono di quelle parole dette da un’aspirante monaca ed un membro dell’orfanotrofio, mi hanno fatto salire le lacrime agli occhi. “Ci possono essere delle possibilità, ci possono essere delle possibilità”.. quella frase mi ha rimbombato nella testa per tutto il pomeriggio.

    Quindi era deciso. Stavo per fare quello che non mi sarei mai aspettata di fare: dire addio al mio favoloso appartamento sul west lake che avevo appena trovato e trasferirmi in pagoda. E tutto per lei. Per Anh. Per la mia bambina.

    La sera sono uscita con i francesi: prima ci siamo ritrovati al solito bar, l’été, in Doi Can street, poi però, il bar ha dovuto chiudere presto.. verso le 10.45. Stupefatti e confusi siamo partiti tutti verso il Futan(non so se scriva così) una discoteca sull’ansa del fiume a Lang Bien, molto nascosto, molto di mafia, a quanto dicono. Ma anche lì è successa una cosa strana: verso le undici e mezza la polizia armata di pile è entrata all’improvviso nel locale e ci ha fatto uscire a tutti. Sentire urlare: “la polizia, presto uscite!” fa molto seconda guerra mondiale, o club clandestino, cose così. Siamo usciti insieme agli altri stanieri e ci siamo incamminati lungo la riva del fiume perchè uno dei camerieri ci aveva bisbigliato di tornare dopo 40 minuti. A 15 anni sarei morta per una serata del genere!

    40 minuti dopo eravamo lì, davanti alla porta: alcuni ragazzi erano rientrati e stavano giocando a biliardo. ma erano tutti vietnamiti, di expats o turisti neanche l’ombra. Alla fine, abbiamo ceduto e ce ne siamo andati pure noi. Mentre ripercorrevamo la via del ritorno, abbiamo visto la polizia in un angolo.

    Non volendoci arrendere, siamo andati al Mandaqué(madaké, macade, che dir si voglia) un bar all’aperto che fa molto expats. Chiuso anche quello. Ma che diavolo? Lì vicino c’è l’Hanoi Rock City, quindi ci siamo fermati lì per vedere che era chiuso anche quello.

    Ok, qui c’è davvero qualcosa che non va. Abbiamo pensato tutti.  Perchè anche i locali che sono aperti fino alle due del mattino, erano chiusi, ora? Che cos’è successo di tanto grave da far piovere i controlli della polizia su ogni singolo bar e locale?

  • Il primo vero giorno

    ore 08.45. Sono sveglia da due ore, mentre la maggior parte di voi è nel mondo dei sogni. Non ho dormito benissimo, in casa fa un freddo cane e non c’è il riscaldamento. Per fortuna fuori fa caldo! Tra poco, dovrebbe venirmi a prendere il comitato d’accoglienza e poi dovrei iniziare subito il mio primo giorno di scuola! Pauraaaa!!!! Oggi pomeriggio, potrò andare in orfanotrofio però..che bello!
    Nel libro che mi ha regalato maman, c’è scritto che in Vietnam la vita comincia alle sei di mattina. Verissimo. Puntuale, tutta Hanoi, compresa la sua popolazione di motorni e animali, si è riversata tra urla e schiamazzi, nella via di casa mia. O almeno così mi è sembrato, mentre riemmergevo lentamente dal mio sacco a pelo. Sono in casa con due ragazzi della mia età, uno neozelandese e l’altro tedesco, più un uomo sulla 40ina, inglese. Nessuno però viene nella mia scuola. Qui è diverso da Geumsan, l’ho capito subito. Mentre là, con i miei compagni ho condiviso tutto, dalla stanza per dormire, al bagno, all’umidità estiva, alle poche ore di sonno, qui, il rapporto che è avrò con gli altri volontari, sarà proprio quello che si instaura normalmente fra colleghi: ognuno fa la sua vita e poi ci si ritrova la sera e nei week-end per fare qualcosa insieme. Ma va bene così no??  P.s: un uomo si è appena liberato i polmoni, sul muro di casa… Read more

  • Prime impressioni

    Eccomi, sono atterrata! Dopo un volo interminabile di cinquantamila ore,cinque delle quali le ho passate accanto ad una signora che vomitava ad intervalli regolari per poi sdraiarsi tutta dalla mia parte, sono pronta  a scendere dall’aereo, zaino in spalla. Non posso ancora, crederci, la mia avventura sta per cominciare!

    hanoi

    Appena scesa, degli uomini in uniforme mi hanno indicato la strada per il controllo passaporti, dove altri uomini (e donne) in tenuta militare, controllavano accigliati i documenti dei passeggeri. Superato quello, sono andata in cerca del mio bagaglio, il mio favoloso zaino alla Chris McCandless, del quale vado fierissima e che reperisco dietro ad una valigia giallo fosforescente, enorme. Lo prendo, lo carico sulle spalle, posiziono davanti lo zaino più piccolo ed esco. Ad aspettarmi c’è Thao, una ragazza piccolina ma dal viso simpaticissimo che tiene fra le mani, in alto, un cartello con scritto il mio nome. Read more